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JACKSON HOLE E BRICS DOMINERANNO LA SCENA QUESTA SETTIMANA

JACKSON HOLE Symposium & BRICS Summit – La scorsa settimana abbiamo tracciato alcune linee di discussioni che potrebbero essere affrontate nel Summit, anche se ufficialmente l’argomento sull’istituzione di una divisa alternativa al dollaro non rientra nel panel delle discussioni. Il tema affrontato al Symposium invece tratta dei “Cambiamenti strutturali nell’economia globale”.

Pensiamo che il tema rifletta l’inclinazione geopolitica diretta verso un’inversione parziale del movimento di globalizzazione che era in corso dal 1990, determinando condizioni disinflazionistiche. La tendenza al ” reshoring “, voluta per migliorare la sicurezza delle catene di approvvigionamento e la sicurezza nazionale, rappresenta l’archetipo di un modo nuovo nel fissare le relazioni internazionali.

Jerome Powell potrebbe argomentare il processo indicando i rischi inflativi che tale processo potrebbero costituire sul lungo periodo. Tuttavia,  benché pensiamo che nel Symposium si discuta di queste tendenze a lungo termine, ci aspettiamo anche che la Fed riconosca i risultati positivi ottenuti nell’ultimo anno sul fronte della riduzione dell’inflazione. Dal picco superiore al 9% dello scorso anno l’inflazione è scesa al 3%, il tutto evitando una recessione. Nelle ultime proiezioni economiche della Fed a giugno , le stime sulla disoccupazione risultano in calo e le proiezioni sul PIL risultano in crescita per il 2023, nonostante i tassi più elevati dei Fed Funds. Ci aspettiamo che gli aggiornamenti sull’Outlook vengano rivisti ulteriormente in positivo alla prossima riunione Fomc, dati gli eccellenti dati acquisiti nel IIQ 23.

Di conseguenza a Jackson Hole Jerome Powell nei suoi discorsi potrebbe far passare l’idea che la FED non alzi i tassi ma li tenga all’attuale livello per un periodo più lungo rispetto al taglio attesa già per la fine dell’autunno.

I rischi per la crescita sono altrove

Nelle ultime settimane si sono intensificate le statistiche e le notizie su diverse macro aree in difficoltà. Tra tutte emergono due locomotive di peso specifico assai significativo: Cina e Germania.

La prima non ha mai risolto il problema legato all’industria immobiliare. Gli allarmi durante il fine settimana quando Country Garden, un importante sviluppatore immobiliare, ha annunciato di non poter rimborsare i suoi prestiti costituiscono il segno di difficoltà finanziarie crescenti. Con il passare dei giorni, un’altra società, la Zhongrong International Trust, non è riuscita a pagare le sue obbligazioni. La società fiduciaria è considerata una banca “ombra”, facendo emergere timori per un tracollo finanziario.

Il comparto pesa quasi il 25% del PIL e di conseguenza crea apprensioni. Tuttavia le caratteristiche della crisi, pur avendo risvolti finanziari, non ha la medesima configurazione di quanto accaduto nel 2007/8 negli Stati Uniti con la crisi Subprime. Allora il contagio fu determinato dall’ampia diffusione dei titoli tossici su scala globale. Oggi sono le specifiche obbligazioni ad avere problemi. Crediamo che il rischio di contagio globale sia limitato, anche se i titoli dei giornali sono stati sufficienti attivi a stimolare l’avversione al rischio .

Le autorità locali hanno cercato di calmare i timori per evitare una crisi più profonda. Fu Linghui dell’Ufficio nazionale cinese di statistica ha dichiarato nelle ultime ore che “I rischi delle imprese edilizie dovrebbero essere gradualmente risolti”. La PBoC ha allentato ulteriormente la linea di policy per sostenere i mercati.  Inoltre, secondo quanto riferito, il governo stava vendendo dollari USA nel mercato spot per aumentare il valore di Yuan.

Il dollaro USA ha mantenuto la sua leadership su tutta la linea FX. Nel rapporto con lo yuan ha testato nuovamente l’area 7,25/30. Il nostro modello calcola che il livello possa costituire il picco del dollaro e favorire un recupero della divisa cinese riequilibrandone il valore in direzione di area 7/6,90 nei prossimi mesi. Contro euro lo yuan ha già recuperato dal picco di metà luglio fissato a 8,11 eur cny. L’attuale reazione da quota 7,80 dovrebbe costituire un rimbalzo propedeutico ad un ulteriore indebolimento dell’euro nei prossimi mesi verso 7,70 & 7,50 eur cny.

Anche l’Eurozona deve affrontare rischi sul fronte della crescita

La zona euro ha fornito alcuni dati interessanti in questi ultimi giorni. Da un lato, l’UE ha presentato la seconda stima del prodotto interno lordo (PIL) del secondo trimestre, che ha confermato che l’economia è cresciuta dello 0,3% nei tre mesi fino a giugno. Venerdì, l’Ufficio di Statistica  ha confermato la discesa del tasso dell’indice armonizzato dei prezzi al consumo (IPCA) di luglio al 5,3%, rallentando ulteriormente rispetto ai picchi record registrati a metà del 2022. Secondo Eurostat, l’inflazione IAPC annuale di base si è attestata al 5,5%, come stimato in precedenza.

Sebbene incoraggianti, le notizie hanno mostrato che la crescita sta ristagnando, con la Germania in recessione tecnica che trascina in primo luogo le regioni attigue (Austria, Olanda) ed in seconda battuta tutto il comparto manifatturiero dell’area. In settimana avremo l’aggiornamento degli indici PMI manifatturiero e servizi per il mese di agosto. Venerdì l’IFO Institute pubblicherà il Business Climate Index ed Expectations Index. Le attese sono al ribasso.

L’eur usd sta muovendo nella direzione da noi stimata lo scorso mese alla vigilia dell’ultimo meeting della BCE. In questi giorni non escludiamo una reazione che dal minimo di 1,0835 possa tentare di riavvicinare area 1,0950/75 prima di subire nuove vendite contro dollaro.

JACKSON HOLE: gli Stati Uniti stanno meglio

I dati degli Stati Uniti (USA) pubblicati in questi giorni sono stati molto più incoraggianti. Le vendite al dettaglio sono aumentate inaspettatamente dello 0,7% a giugno, mentre la produzione industriale è aumentata dell’1% a luglio. Anche le notizie dal settore dell’edilizia abitativa sono state ottimistiche, dato che Housing Started è balzato del 3,9% mentre i permessi di costruzione sono aumentati dello 0,1% a luglio. Infine, le richieste iniziali di sussidi di disoccupazione sono state pari a 239.000 nella settimana terminata l’11 agosto, meglio delle 240.000 previste.

MARKET MOVER FX: INFLAZIONE USA