Dal resoconto dell’ultima riunione della BCE è emerso che i consiglieri hanno affrontato la possibilità di ridurre gli acquisti di asset, pur confermando poi un approccio molto easy. Il vicepresidente Luis de Guindos ribadiva ieri che il ritiro dello stimolo dovrà essere graduale, non prematuro, e che in futuro sarà necessario essere molto accomodanti. Peter Kazimir, altro membro del direttivo, osservava in un tweet che la nuova strategia non consentirà il radicamento di una bassa inflazione e che per questo lascerà l’indice superare il 2% in alcuni casi. A conferma di una linea accomodante, nei dati settimanali resi noti ieri, Francoforte ha accelerato l’iniezione di liquidita’ negli ultimi 7 giorni.
Dalla Germania stamani la lettura finale sull’inflazione di giugno ha confermato il dato armonizzato a 0,4% congiunturale e 2,1% tendenziale.
Il focus si sposta ora sul board della prossima settimana in cui si discuterà la nuova forward guidance sulla direzione della politica dell’istituto, dopo il ritocco dell’obiettivo di inflazione. Secondo un sondaggio Reuters pubblicato questa mattina, 36 economisti su 51 ritengono che Francoforte inizierà a ridurre gli acquisti di asset dopo il meeting di settembre.
Nel frattempo, oggi l’US Bureau of Labour Statistic riporta il dato mensile sull’inflazione atteso in crescita dello 0,4% (4% annuo tendenziale). L’esito della pubblicazione innescherà ancora una volta il dibattito sul tapering, l’opzione monetaria più immediata a cui la Fed potrebbe accedere per raffreddare alcune dinamiche di mercato che si nutrono tuttora dell’ampia disponibilità di liquidità immessa dalla Banca Centrale americana. Qualsiasi segnale che l’inflazione possa essere più persistente di quanto previsto dopo due mesi consecutivi di forti incrementi, potrebbe alimentare le aspettative che la Fed esca prima di quanto atteso dall’attuale stance ultra-dovish. Al contrario, dati meno aggressivi potrebbero portare gli investitori a pensare che la banca centrale possa permettersi di mantenere tale quadro di politica loose più a lungo.
Intanto al Senato Usa entra nel vivo il dibattito sull’ambizioso piano infrastrutturale da 1.200 mld di dollari di Joe Biden, con i repubblicani che promettono battaglia contro l’aumento delle imposte per finanziarlo.
ECOFIN – Il Consiglio dei ministri economici e finanziari dell’Ue (Ecofin) dovrebbe approvare oggi a Bruxelles i 12 piani nazionali di ripresa e resilienza (Pnrr), compreso quello dell’Italia, che sono stati presentati entro il termine indicativo di fine aprile, e poi valutati positivamente dalla Commissione europea. I 12 Pnrr — che fanno parte del dispositivo di Recovery europeo Rrf (“Recovery and Resilience Facility”), cuore del piano “Next Generation EU” — dovrebbero essere varati “in blocco”. Il via libera definitivo del Consiglio permetterà l’esborso, probabilmente già entro luglio, del prefinanziamento del 13% dell’ammontare complessivo di ciascun piano. Nel caso italiano circa 25 mld su oltre 200 complessivi.
Dal segretario del Tesoro Usa Janet Yellen, ieri, un invito ai paesi Ue a firmare un accordo globale sulla tassazione per le aziende, ma soprattutto a mantenere un significativo supporto fiscale fino a tutto il 2022, prendendo seriamente in considerazione ulteriori misure di bilancio per garantire una solida ripresa nazionale e mondiale.
DATI CINA – L’export cinese e’ cresciuto a ritmi superiori alle attese in giugno, tra gli sforzi di Pechino di contenere gli effetti della pandemia. Le esportazioni sono aumentate del 32,2% annuo nel mese in esame contro stime a 23,1% dal 27,9% di maggio.
OPEC+ – Non riescono a ricomporsi per ora, nonostante gli sforzi diplomatici russi, le divisioni tra Arabia saudita e Emirati arabi uniti che la scorsa settimane hanno impedito un accordo per incrementare la produzione di petrolio, mentre appare poco probabile, a questo punto, dicono diverse fonti dell’organizzazione, una nuova riunione sul tema questa settimana. Come abbiamo scritto nel rapporto di luglio dedicato alle materie prime, ci aspettiamo a breve uno storno dei prezzi secondo il percorso tendenziale stimato dove l’area 72,50 usd/bar per il Brent costituisce il sostegno di maggior impatto tecnico da seguire. Questa mattina il future sul Brent ha aperto in rialzo di 14 cent a 75,30 dollari al barile e il future sul Nymex, viaggia in rialzo di 17 cent a 74,27 dollari.
Poco mosso l’eur usd come da copione prima della lettura del dato pomeridiano sull’inflazione USA.
Nel nostro Outlook di luglio abbiamo inizialmente messo a fuoco il range 1,195/1,1910- 1,18-1,1760. La parte inferiore costituisce la proiezione dei minimi che sono stati fissati dal cambio negli ultimi 15 mesi. Il mercato appare ancora combattuto sulla tendenza che il rapporto assumerà in futuro. per la verità la maggioranza degli uffici studi si è espressa sempre a favore di una view rialzista dell’euro. Noi, da inizio anno abbiamo invece lavorato per difendere soprattutto le strategie import da un rafforzamento del dollaro. Di conseguenza, in chiave proattiva, abbiamo consolidato le opportunità che il rafforzamento del dollaro hanno offerto sul lato export.
A metà del 2021 il mercato è ritornato praticamente sui minimi annuali dell’euro, vicino a quota 1,17, ovvero nella fascia di negoziazioni indicata nel range che abbiamo messo a fuoco in attesa della lettura del dato odierno, soprattutto del quadro tendenziale in formazione. L’analisi dei dati sull’inflazione ci porta ad essere confidenti con l’ipotesi che la Fed continui a dialogare con i mercati, secondo la Matrix Monetaria, per prepararli ad un ritiro progressivo degli stimoli vista anche in chiave di sostituzione tra quelli monetari e quelli fiscali progettati dall’amministrazione Biden.
Verificheremo quindi il dato odierno, soprattuto se, come ci aspettiamo, una lettura più aggressiva delle attese possa spingere i valori al di sotto dell’area indicata a partire da quota 1,18/1,1760 eur usd.