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IL SENTIMENT DELLE IMPRESE FA I CONTI CON LA GEOPOLITICA

IL SENTIMENT DELLE IMPRESE FA I CONTI CON LA GEOPOLITICA, MENTRE I PREZZI DELL’ENERGIA (Gas for rubli) CONTINUANO AD ERODERE MARGINALITÀ.

Gli acquirenti europei di gas russo dovranno fare i conti con l’annuncio del presidente Putin che ha chiesto di pagare il gas di Mosca in rubli a partire da oggi pena il blocco delle forniture (vedi nostro report di ieri). Secondo l’agenzia Reuters i governi europei hanno respinto la richiesta di Mosca che ha provocato un apprezzamento del rublo e che la Germania ha definito un “ricatto”. Gli acquirenti dovranno trasferire la valuta estera su un conto speciale presso Gazprombank, che acquisterà quindi il gas in rubli per conto dell’acquirente per poi trasferirli su un conto di Gazprom in divisa russa. Mosca intanto ha bandito dal proprio territorio i più alti funzionari Ue.  Oltre alla telefonata di ieri sera – in cui il premier Draghi e il cancelliere tedesco Scholz hanno ribadito l’importanza delle sanzioni contro Mosca – il ministro Cingolani ha detto che il governo è in contatto con i partner europei per formulare una risposta ferma, aggiungendo che le riserve di gas consentiranno l’attività economica del paese anche in caso di stop al flusso dalla Russia.

Dagli Usa il presidente Biden ha deciso il maggior sblocco di riserve strategiche di greggio sollecitando le società petrolifere a estrarne di più. Prosegue intanto, dopo gli spiragli nei negoziati di pace degli ultimi giorni, il lavorio diplomatico: in agenda oggi il nuovo vertice tra la presidente della Commissione Ue von der Leyen, quello del consiglio europeo Michel e il presidente cinese Xi.

Mentre entriamo in una fase di confronto politico particolarmente intensa, Markit riporta quest’oggi l’esito del primo sondaggio sul clima di fiducia delle imprese manifatturiere su scala globale a partire dalla Cina. Mentre scriviamo il PMI  Manufacturing China l’attività delle imprese cinesi si è contratta al ritmo più rapido in due anni a causa della recrudescenza del Covid e dei riverberi della guerra in Ucraina. L’indice Pmi manifatturiero a cura di Caixin riporta una discesa a 48,1, al minimo dal febbraio 2020, rispetto a 50,4 del mese precedente. Ricordiamo che rilevazioni dell’indice sotto quota 50 indicano un segnale potenzialmente recessivo. Nel caso della Cina dobbiamo considerare gli effetti della nuova ondata virale.

Il  GIAPPONE riporta anch’esso i dati per il  PMI ed il  TANKAN – La lettura finale dell’analogo indice per il Giappone, elaborato da Jibun Bank, ha mostrato una crescita più rapida rispetto al mese precedente a 54,1 da 53,2 della stima ‘flash’ e dal 52,7 di febbraio. L’indice Tankan ha mostrato invece un deterioramento della fiducia delle aziende manifatturiere nipponiche a quota 14 a marzo dal 17 di dicembre al minimo di nove mesi.  In COREA del sud l’indice scenda da 53,8 a 51,2. Sempre nell’emisfero australe riportiamo il dato positivo per l’AUSTRALIA dove il PMI passa da 57 di febbraio a 57,7.

In EUROPA la Spagna comunica una rilevazione a 54,2 da 56,9, la Svezia passa da 58 a 57,3, la Polonia da 54,7 a 52,7la Russia riporta una discesa da 48,6 a 44,1. Migliora la Svizzera che segna un rialzo a 64 da 62,2. Le attese per Italia e Germania sono parzialmente negative, mentre per gli Usa che riporteranno nel pomeriggio con i dati sull’occupazione risultano di segno positivo.

I dati sull’OCCUPAZIONE USA come sempre sono molto attesi dai mercati. Le statistiche di marzo sul mercato del lavoro, anticipate mercoledì dai dati Adp sul settore privato in cui si riporta una situazione sostanzialmente in linea con il consensus, convergono su 490.000 nuovi posti di lavoro non agricoli dopo i 678.000 del mese prima. Il dato di marzo assume particolare rilevanza nell’ambito del percorso di irrigidimento della politica monetaria di Federal Reserve. Crescono infatti le aspettative da parte del mercato per un rialzo dei tassi da 50 punti base in occasione della riunione del 4 maggio. Aprono all’ipotesi di un rialzo di mezzo punto al prossimo meeting diversi esponenti del board tra cui Harker, Williams ed Evans.

 

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WB MARKET MOVER MONITOR

FOREX – L’euro è ritornato a perdere terreno sulle principali divise. Contro l’Us dollar dopo l’escursione sino a 1,1175 è ritornato a a scambiare nel range di attuale dominio in attesa della pubblicazione del dato Usa delle 14.30. Difficilmente oggi scenderemo oltre la soglia di supporto indicata agli inizi di settimana a 1,0950. Tuttavia avremo, con la lettura del dato sull’occupazione , il PMI e l’ISM,  un ulteriore verifica dello stato dell’economia Usa. a ciò dovremo aggiungere un ulteriore nota sul ritorno di avversione al rischio sui mercati azionari.  Sul cambio eur usd continuiamo ad aspettarci la prosecuzione di una fase di consolidamento del segnale di forza della divisa americana in linea con lo scenario del nostro Outlook.

Il RUBLO dopo aver assorbito pienamente la svalutazione accusata all’avvio della crisi in Ucraina, aprirà una fase di consolidamento tra 87 – 98 eur rub. La conferma delle nostre attese fornirà spunti di lettura sull’andamento dei prezzi del gas naturale (fut. Dutch TTF), ma sopratutto offrirà una chiave di lettura sulle prospettive sull’andamento del tavolo delle trattative tra Russia ed Occidente.

COMMODITY  Gas for Rubli – Il future sul Natural Gas, Dutch TTF, nel frattempo fluttua all’interno della banda di oscillazione che avevamo indicato tra 100/95 – 130. Ciò conferma un dato per noi significativo: nonostante il braccio di forza tra le parti politiche che rappresentano domanda ed offerta(Gas for Rubli), la tenuta sostanziale del range indica la presenza di un canale di dialogo attivo, pur declinato da momenti di tensione, ma pur sempre alla ricerca di compromessi. Continuiamo a pensare che il raggiungimento di un accordo possa essere anticipato dalla discesa dei prezzi sotto quota 100/97 eur mwh.

PETROLIO L’Opec+, Opec + Russia ed altri produttori, ha concordato giovedì di aumentare l’offerta di petrolio a maggio di 432k di barili/giorno. Questo è solo un leggero aggiustamento al rialzo da 400k  di barili/giorno dell’aumento mensile stabilito lo scorso agosto.  L’alleanza ha osservato che “i fondamentali del mercato petrolifero e il consenso sulle prospettive indicano un mercato ben bilanciato”. Il gruppo ha dovuto affrontare crescenti pressioni da parte degli Stati Uniti e di altri grandi consumatori per pompare più petrolio per aiutare a frenare l’aumento dei costi del carburante e l’inflazione, specialmente durante la guerra in Ucraina. Nonostante la richiesta dell’Occidente, l’Opec+ si è rifiutata di abbandonare il suo piano di produzione a lungo termine.

Ciò nonostante i prezzi stanno scendendo per effetto dell’annuncio dell’amministrazione Usa in merito alla disponibilità di ricorrere all’utilizzo delle riserve strategiche. Il Brent future punta verso il nostro livelli di attenzione a quota 103/100 usd/bar. Ricordiamo che il nostro Outlook indica significativo tale range, in quanto chiusure sotto tale fascia, potrebbero dare il via ad un segnale di reversal di breve in grado di riportare i valori verso quota 90 e potenzialmente 70 usd/bar qualora si violi quota 85 usd/bar.

IL SENTIMENT DELLE IMPRESE FA I CONTI CON LA GEOPOLITICA GAS FOR RUBLI
WB ANALYTICS: BRENT FUT

MOODY’S SU RATING ITALIA – Atteso, come di consueto a mercati Usa chiusi, il pronunciamento di Moody’s sul rating sovrano italiano, attualmente ‘Baa3’ con outlook stabile, per il quale gli osservatori sono inclini a non aspettarsi modifiche. In occasione dell’ultima revisione, lo scorso novembre, l’agenzia statunitense non apportò cambiamenti mentre, poco prima, Dbrs e S&P Global avevano confermato il rating sull’Italia, migliorandone l’outlook rispettivamente a ‘stabile’ e a ‘positivo’. Sarà interessante capire quali sono, secondo Moody’s, le ricadute del conflitto in Ucraina sull’economia italiana. In attesa che il governo presenti il Def la prossima settimana, due fonti hanno detto a Reuters nei giorni scorsi che, nonostante i crescenti costi di luce e gas e gli effetti della guerra, il governo punta a confermare l’obiettivo di deficit/Pil al 5,6% nel 2022.

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