Dopo la pausa di febbraio ritorna l’appuntamento con la decisione BCE sui tassi. Il direttorio in calendario giovedì 6 marzo dovrebbe decidere per un nuovo taglio di 25 bp.
In seguito al meeting BCE sulla decisione tassi di gennaio, vi sono state alcune significative dichiarazioni rilasciate dai vari consiglieri. Su tutte spiccano le parole di Isabel Schnabel, secondo la quale l’attuale livello dei tassi risulterebbe già proattivo al sostegno della crescita, smentendo la linea secondo cui invece siano ancora di segno restrittivo e di conseguenza non proattivi alla crescita. Pertanto, sempre secondo la Consigliera, la BCE farebbe bene sospendere il percorso di riduzione dei tassi. Alle parole di Isabel Schnabel hanno fatto seguito, quasi come volessero suonare come un correttivo, quelle del governatore della Bundesbank, Joachim Nagel, di segno opposto e sempre concilianti con la linea accomodante.
L’incertezza, come se non ne mancassero, ha spinto i mercati ad una maggior prudenza limitando le scommesse su una ripresa del ribasso dei rendimenti sul tratto lungo della curva europea, soprattutto del Bund tedesco. Abbiamo infatti osservato nelle ultime due settimane una netta ripresa dei ribassi nel caso del Treasury 10Y yield, ed una iniziale tenuta dei rendimenti tedeschi. Pensiamo che si tratti soltanto di una tenuta temporanea. Già oggi è possibile notare un ritorno degli acquisti di bond lunghi in correlazione con l’interesse osservato nel caso dei governativi statunitensi.
La complessità del quadro geopolitico e politico all’interno dell’Unione, non facilita la comprensione degli eventi. Pensiamo che la reazione dell’euro trovi maggiori supporti dal restringimento dello spread tra i tassi USA rispetto a quelli dell’Eurozona, in particolare rispetto a quelli tedeschi.
Come abbiamo scritto nell’OUTLOOK 2025, gli Stati Uniti per riportare il livello dei rendimenti sul Treasury nuovamente sotto il 4% e proiettarli verso il 3,5%, quindi a valori più sostenibili per il Tesoro americano, hanno favorito le condizioni per aprire una fase di correzione del mercato azionario. Abbiamo confermato tale ipotesi nel post della scorsa settimana, segnalando l’inizio delle vendite sul Nasdaq e sullo Standard & Poor 500. Questo processo ha favorito la rotazione dei flussi dal mercato azionario verso quello obbligazionario, imponendo in tal modo agli investitori di attivare significative azioni di controllo del rischio a beneficio dello strumento reputato più idoneo a proteggere i flussi. Non escludiamo che a breve il trigger innescato possa generare l’effetto snowball, alimentando ulteriori acquisti di bond contribuendo a ridurre sensibilmente il livello dei rendimenti. Vedremo quindi una rimodulazione delle attese sule ipotesi di taglio dei tassi da parte della Fed, con un incremento dei possibili interventi da uno ad almeno due/tre tagli.
Lo scenario troverebbe consenso politico all’interno dell’Amministrazione USA che vedrebbe in tal modo facilitato il lavoro del Dipartimento del Tesoro. Un riequilibrio degli attivi consentirebbe (in successione) agli investitori di ritornare a comprare equity a condizioni più attraenti rinnovando in tal modo l’euforia per il progetto MAGA prima delle elezioni di Mid Term.
L’Europa sta cogliendo in tal modo l’opportunità di evitare all’euro, almeno nell’immediato, ulteriori perdite di momentum poco gradite in una fase in cui, ancora una volta, il mondo si chiede quanto sia solida l’Unione europea. Il dubbio continua a manifestarsi periodicamente e sempre in occasione di episodi esiziali per la coesione di tutti i partner. In passato è successo per la crisi dei Debiti Sovrani, oggi per la crisi geo economica e politica tra Europa e Stati Uniti.
Il valore del dollaro quota ad un livello piuttosto elevato da non turbare le considerazioni della Casa Bianca, che a parole manifesta gradimento per dollaro più debole, nei fatti invece, pensiamo che voglia controllare l’andamento del cambio nei mercati per evitare una perdita di fiducia che accelererebbe il processo di de-dollarization.
In ogni caso pur non ravvedendo sotto il profilo dei fondamentali le ragioni per indebolire la divisa americana rispetto all’euro, segnaliamo comunque l’importanza tecnica che i valori non vadano oltre l’area 1,0550/1,0575. Diversamente saremmo costretti a considerare un’estensione della reazione in direzione di area 1,07/1,0750 eur usd.
Il mercato sconta notizie positive per l’Eurozona?
Analizzando l’evoluzione degli eventi, che con una pronunciata frenesia si incrociano in un continuo susseguirsi, rileviamo alcune note di buon auspicio. La prima ed assolutamente positiva riguarda il prezzo del gas naturale europeo TTF. Come preannunciato ancora due settimane fa i corsi sono scesi in direzione di 40 eur mwh. Come abbiamo scritto il 17 febbraio i valori scambiano ora in prossimità di area 43 eur mwh. Lo sviluppo impresso al ribasso ci consente ora di estendere lo scenario a medio termine, proiettando le stime in direzione dei minimi fissati nel mese di febbraio dello scorso anno a quota 22,50 eur mwh.
Con la discesa dei prezzi del petrolio associata a quelli del gas europeo potremmo ragionevolmente sostenere l’idea che l’inflazione rimanga contenuta nel corso della prima parte dell’anno e che presumibilmente possa consolidare nella seconda parte il target BCE al 2%.
Ciò significa che il nostro scenario di base in cui sono previsti altri tre tagli dei tassi a aprtire da giovedì prossimo rimane confermato.
Come risponderà la Federal Reserve alla fase di avversione al rischio?
Il presidente Trump è ritornato parlare di tariffe confermando l’aumento momentaneamente sospeso per Canada e Messico, aumentando ulteriormente quelli per le importazioni cinesi. L’iniziativa avrà impatti sulle borse, confermando il clima di avversione al rischio come sopra descritto, favorendo un ulteriore apprezzamento delle divise di parcheggio, franco svizzero e yen, sostenendo comunque il dollaro contro quelle appartenenti alle economie export lead.
La Federal Reserve potrebbe rivedere la sua linea monetaria amplificando l’attesa per due o tre tagli nel corso dell’anno. Non è la prima, tantomeno l’ultima volta che la Fed modifica la sua postura monetaria. Le sue indicazioni rimangono volatili così come le dichiarazioni del Presidente americano, così come i mercati in generale. Siamo nella terra dell’incertezza assoluta. Per cui aspettiamoci tutto ed il contrario. Ma per il momento alcuni trend rimangono saldi a partire dal ribasso dei tassi.
BCE tassi: che cosa deciderà il Board?
Giovedì seguiremo la conferenza stampa della BCE per analizzare le decisioni del Consiglio. Come scritto ci aspettiamo in linea con quanto scontato dal mercato un taglio di 25 bp. Di conseguenza sarà importante analizzare i commenti della governatrice Lagarde per aggiornare il futuro scenario sui Tassi BCE e verificarne le implicazioni sul mercato FX e le ricadute sui tassi IRS. Alle 16.00 commenteremo i contenuti e le disposizioni approvate dal Board nella diretta streaming INSIDE CENTRAL BANK per chi lo desidera postiamo il link per partecipare all’evento organizzato con l’Associazione del Tesorieri italiani AITI. [link per ricevere l’invito].