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TAPERING: COSA DICONO I VERBALI DELLA FED?

Gli esponenti della banca centrale statunitense ritengono che “potrebbero essere centrati quest’anno” gli obiettivi sul mercato del lavoro considerati precondizione per ridurre lo stimolo, ma sono divisi su altri aspetti chiave – come la data di inizio del ‘tapering’ e il ritmo di riduzione degli acquisti di bond – della svolta della politica monetaria, secondo i verbali del meeting Fomc di fine luglio.

Gli elementi di valutazione rimangono sempre gli stessi: il ritmo di recupero dell’attività economica, l’inflazione, transitoria o persistente,  il recupero dei tassi di partecipazione  al mercato del lavoro.

L’economia sta recuperando il ritmo di crescita ai livelli pre pandemici benchè i problemi legati alle forniture ne limitino potenzialità e dinamismo. Quest’ultimo fattore alimenta le spinte sui prezzi industriali connessi alla logistica. Inoltre le strozzature lungo la supply chain limita l’offerta di commodity. Crescita e limitazioni dell’offerta alimentano l’azione speculativa che ha fatto da leva al rialzo delle quotazioni delle commodity.

Questi elementi giustificano da soli il graduale ritiro degli stimoli monetari in modo da raffreddare e scremare dalle contrattazioni il fattore speculativo. In parte sta già avvenendo come documentiamo dallo scorso mese di maggio. I prezzi delle commodity industriali sono in correzione. Il rame benchmark tra i metalli industriali ha perso oltre il 16% dai massimi di maggio. Secondo i nostri studi stiamo entrando nella seconda gamba correttiva, quella che ridimensionerà ulteriormente i prezzi del rame ma anche di altri metalli a partire dall’acciaio. Anche il petrolio dovrebbe scendere. In un’intervista rilasciata da Wlademir Biasia, superivisor strategist di WB Analytics, a CNBC e Finanza Now, i valori del rame dovrebbero scendere alla fine del processo correttivo rispetto ai massimi in una misura compresa tra il 25 ed il 30%. Anche il Brent è destinato a ritracciare parte del rialzo performato nella prima parte dell’anno. I primi obbiettivi di ritracciamento sono stimati dal nostro Team di ricerca a 58 usd/bar. In estrema sintesi l’azione correttiva dei prezzi eliminerebbe la schiuma speculativa presente nei mercati. Sarebbe l’effetto dell’attesa per l’avvio del tapering.

Con questa azione mediatica la Fed avrebbe ottenuto quindi a priori gli effetti del tapering.

Non è da escludere che  con il solo effetto mediatico la Fed intenda raffreddare le leve inflative. Da qui l’ipotesi che consideri transitoria l’inflazione. Tuttavia tra i  fattori sottostanti alla crescita dei prezzi non transitori vi sono quelli legati  al costo delle abitazioni sia in termini di affitto che di acquisto.

Rimane in ogni caso aperta la questione del tasso di partecipazione al lavoro ancora al di sotto dei livelli pre pandemici. Ciò impone e consente alla Fed posticipare il più possibile il rientro delle politiche di stimolo monetario.

Il dollaro, come anticipato nei giorni precedenti e nella nota di ieri, continua a capitalizzare gli effetti mediatici della discussione sull’opportunità di avviare il tapering. Ieri in chiusura, dopo la lettura dei verbali del Consiglio Fed di luglio, è sceso sotto i minimi dell’anno aprendo, secondo la nostra ricerca, una nuova gamba di rialzo sull’euro e questo potrebbe implicare l’opportunità di intervenire in anticipo sui piani di Risk Management per il 2022.

In questo 2021 non era per nulla scontato l’apprezzamento del dollaro. Ad inizio anno la molteplicità degli uffici studi di banche e istituzioni varie stimavano un rialzo dell’euro sul dollaro con obbiettivi allocati mediamente a 1,30. Noi, in contro tendenza abbiamo invece fissato tutte le strategie di Risk Management per il 2021 considerando centrale il rialzo proprio del dollaro con obbiettivi iniziali a 1,17/16 e successivi sotto 1,15. Ne hanno ampiamente beneficiato gli importatori avendo coperto il fabbisogno per l’intero 2021 a valori distribuiti nella parte alta del range di oscillazione dell’avvio d’anno in corso. Ne hanno beneficiato gli esportatori in termini proattivi al rischio capitalizzando il rialzo delle quotazioni della divisa americana.

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