I MERCATI REAGISCONO MA CERCANO ANCORA BENI RIFUGIO
Ancora una volta l’Italia è sotto assedio. I demeriti sono molti, ma le radici della crisi affondano sulla decrescita infelice del sistema produttivo per acclamata perdita di competitività in corso dal 2000. E se l’Italia è sotto assedio i mercati soffrono. Soffre la super panzer division DB, che negli hanni ha meritatamente assunto la leadership deviata di hedge bank. Se così stanno le cose come può una parte del mercato fare finta che nel cuore del mondo occidentale non succede nulla? Per essere più espliciti, come fa Wall Street rimanere inerte di fronte al massacro che vive l’Europa. Brexit, banche, referendum vari, elezioni da rifare perché non condotte originariamente in modo corretto, cosa pensano quelli della grande scommessa? Sugli indici azionari europei c’è poco da dire, sono tutti ormai allineati sopra livelli nuovamente critici, la loro violazione li riporterebbe dritti ai minimi del 2012. Ma cosa dire dell’S&P 500 sui massimi di sempre? E’ vero, sono mesi che l’indice lotta con l’area 2100/2130, prima manifestando chiari segnali distributivi, poi sul finale recuperando al punto da voler mettere sottosopra il fronte distributivo in nuova accumulazione. C’è da crederci? Per una risposta più completa è meglio cominciare dalla parte lunga della curva dei rendimenti americani. Il 10 anni US sta scendendo sino a manifestare l’intenzione di voler andare sotto l’1%. Mentre l’indice è ai massimi, i rendimenti esprimono i minimi inferiori persino alla crisi del 2008. Non è un gran bel segnale: rappresenta una corsa verso il fly to quality. L’oro sale, è in resistenza, ma al di là di temporanee prese di beneficio sembra che abbia le potenzialità una volta violata l’area 1360 di andare ben oltre 1400 usd/oz, come sostiene Jeff Gundlach fondatore di Doubleline Capital in un’intervista a Bloomberg.
Inoltre l’indice Margin Debt al Nyse fa segnare una nuova contrazione a maggio (non sono ancora pubblici i dati di giugno), evidenziando un framework che tende ad imprimere ulteriori flessioni ai volumi negoziati a leva. Per controprova i prezzi dell’S&P 500 hanno reagito ad ogni singola notizia negativa recuperando velocemente momentum al punto che oggi quota 2030/2000 costituisce la prima linea di difesa dell’indice su cui gli algotrader hanno gioco facile. L’indice Vix ha ampliato la sua gamma di oscillazione fissando un range tra area 12 e 25: le fluttuazioni all’interno di questa fascia non alterano le condizioni di fondo. In sintesi: rendimenti in discesa, Fed sulla difensiva intenzionata a non mettere mano ai tassi, secondo noi, sino alla fine del 2017, rappresentano sempre segnali di allerta; di converso area 2030/2000 per il momento rassicura i mercati, come pure la permanenza della volatilità sotto quota 25 (Vix). Qualcuno potrebbe pensare che anche il NYSE sia entrato nella gamma dei beni rifugio. L’estate è lunga e nella trilogia tedesca alla fine anche gli dei cadono.
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