Nel commento di ieri sui tassi di cambio avevamo fissato a quota 1.1170 il punto di verifica dell’eur usd dopo le decisioni della Fed. Avevamo inoltre segnalato tale livello come valore tecnico nell’ambito dell’attuale processo di testing del breakout del vecchio range 1.12-1.15. Come previsto la chiusura su tale livello nella serata di ieri conferma che i traders ed i modelli di trading stanno mettendo a fuoco proprio la soglia 1.1170 come trigger per dare il via ad un definitivo movimento direzionale conseguente alla violazione di 1.12.
Oggi si attenderà la pubblicazione delle statistiche occupazionali USA per sciogliere l’ultimo fattore di verifica. Il dato è atteso ancora una volta su livelli robusti. La stima dell’agenzia ADP pubblicata mercoledì metteva in gioco 275.000 nuovi occupati (ex settore agricolo) per il mese di aprile; il mercato offre un consensus di stima a 181.000 nuovi occupati. Al di là del dato quantitativo, raccomandiamo di guardare con molta più attenzione al costo orario dei salari: il dato è atteso in crescita 0,3% contro lo 0,1% del mese precedente.
La ragione dell’enfasi su questo dato è da ricercarsi negli impatti che potrà produrre a livello di inflazione generale. L’ultimo dato emerso dopo la pubblicazione del GDP USA relativo al I° trimestre dell’anno comunica che la crescita dei prezzi sta nuovamente regredendo. Il segnale preoccupa alla luce del fatto che la linea di policy monetaria della FED potrebbe rivelarsi drammaticamente sbagliata.
La curva rimane ancora negativa e questo turba gli investitori che continuano a chiedersi quanto sia solida la tenuta di WS. Nella precedente fase recessiva del ciclo la curva entrò in condizione negativa ben 24 mesi prima della recessione. Nella recessione del 2001 la curva invertì l’inclinazione nel mese di marzo del 2000.
Nell’aggiornamento dell’Outlook WB PERSPECTIVES per il mese di maggio, stiamo lavorando su questo tema per mettere a fuoco il rialzo degli indici azionari rispetto alle condizioni macro ed agli equilibri valutari.
Per ritornare ai temi del rischio di cambio, l’eur usd come già scritto affronterà l’ultimo atto, decisivo, sula breakout del vecchio range 1.12-1.15. Difficilmente il mercato violerà i minimi della scorsa settimana, tuttavia potrebbe dare ispirazione per le mosse future.
Segnaliamo inoltre la confermata debolezza dell’euro nei confronti delle major currency. Rimane invece forte nel rapporto con le monete scandinave Sia la corona svedese che la corona norvegese hanno sofferto molto dopo che il PMI manifatturiero non è stato all’altezza delle aspettative. In Svezia, l’indice di diffusione ha mostrato una riduzione a 50,9, mancando la stima di 52,8 mentre il precedente rapporto ha subito una revisione al ribasso da 52,8 a 52,5. In Norvegia, i dati arrivano a 53,8 e mancano le previsioni a 56,8 con la pubblicazione precedente che mostra un downgrade da 56,8 a 56,3.
Sui dati PMI pubblicati ieri rileviamo inoltre la conferma della debolezza del settore manifatturiero in Germania a 44,4 dal precedente 44.50 di aprile, mentre l’Italia, in contro tendenza sulla scia del recupero della produzione industriale, guadagna momentum passando da una rilevazione a 47,4 (aprile) verso l’attuale 49.10.