IL COMMERCIO GLOBALE STA ANCORA RALLENTANDO?
Benvenuti nel folle mondo della guerra commerciale
La guerra commerciale tra le geo mappe economiche, Usa, Cina, Europa, Giappone, stanno causando mese dopo mese un vero e proprio collasso della crescita dei commerci mondiali.
I dati relativi al Purchase Managers Index continua ad aggiornare rilevazioni in progressiva regressione. Assieme al livello di indebitamento globale, questo fenomeno costituisce il tema di maggior preoccupazione a cui l’Eurozona risponde con dati in sequenza più negativi che in altre aree. Questa mattina Markit pubblica il dato relativo al mese di aprile sul PMI servizi e manifatturiero. Come abbiamo scritto in diverse occasioni, si leggono fortunatamente due correnti di tendenza diverse: i servizi, quindi i consumi reggono la pressione recessiva, mentre il manifatturiero aggiorna nuovi minimi, soprattutto conferma la permanenza delle rilevazioni sotto quota 50 (livello che distingue lo scenario espansivo, sopra 50, da quello recessivo, sotto 50).
La Germania soffre probabilmente, considerato il loro standard di crescita, più dell’Italia. Ieri il Governo tedesco ha aggiornato le stime di crescita per il 2019 allo 0,5% dal precedente dato sopra 1%.
In altri termini l’area più esposta alle correnti gelide della guerra commerciale è quella dell’Eurozona. Da qui una riflessione spontanea ed induttiva verso la linea monetaria della BCE. Ieri abbiamo scritto sulla possibile spaccatura all’interno del Board direttivo tra quanti ritengono eccessivo l’ottimismo di Draghi rispetto ad un atteggiamento più critico sulla crescita.
La riflessione sulla linea di policy richiama l’attenzione su possibili interventi aggiuntivi da parte della Banca Centrale in merito ad altri stimoli da mettere in campo. Il mercato ritiene che non ci siano grandi spazi di manovra in merito all’accomodamento monetario, i tassi quotano già a -0,40%. Gli strumenti a disposizione del Consiglio sembrano limitati. Rimane comunque il fatto che non vi sia spazio per illudere su un possibile rialzo dei tassi nel medio periodo, ovvero nel 2020.
Di conseguenza guardiamo al differenziale rispetto all’America su tutto il tratto della curva, breve e lungo: i 250/60 punti base rendono siderale la differenza di appetibilità tra una moneta e l’altra.
L’eur usd alla lettura del dato è sceso quindi verso il supporto segnalato per questa settimana, nel Market Mover di lunedì, a 1,1250. Aggiungiamo, come ho dichiarato in un’intervista questa mattina a LE FONTI TV, che il range in osservazione dallo scorso mese di novembre, 1.12-1.1550 si sta assottigliando esponendo sempre più la base ad un breakout. In altri termini lo scenario delineato nell’Outlook 2019 non solo rimane valido, ma a piccoli passi sta maturando i frutti attesi. Il rischio di cambio sul lato export rimane un’opportunità in termini di miglioramento della competitività le esportazioni del Made in Italy. Il rischio di cambio verso l’import richiede invece sempre un’accurata manutenzione per non creare tensioni alla formazione dei costi.
Pertanto la nostra strategia di sul piano della gestione del rischio di cambio declinata in un quadro di pianificazione di Risk Management rimane confermata negli orientamenti delineati alla fine dello scorso anno.
Intervista su CLASS CNBC SKY H.17.00 WLADEMIR BIASIA
PMI MARKIT |
EFFETTIVO |
ATTESA |
PRECEDENTE |
INDICE PMI MANIFATTURIERO FRANCESI (APR) |
49,6 |
50 |
49,7 |
INDICE PMI MARKIT COMPOSITO FRANCESE (APR) |
50 |
49,7 |
48,9 |
INDICE DEI DIRETTORI AGLI ACQUISTI DEL SETTORE TERZIARIO FRANCESE (APR) |
50,5 |
49,8 |
49,1 |
INDICE PMI COMPOSITO TEDESCO (APR) |
52,1 |
51,7 |
51,4 |
INDICE DEI DIRETTORI DEGLI ACQUISTI DEL SETTORE MANIFATTURIERO GERMANIA (APR) |
44,5 |
45 |
44,1 |
INDICE DEI DIRETTORI DEGLI ACQUISTI DEL SETTORE SERVIZI TEDESCHI (APR) |
55,6 |
55,1 |
55,4 |
INDICE PMI MANIFATTURIERO EUROZONA (APR) |
47,8 |
47,9 |
47,5 |
INDICE COMPOSITO DEI SERVIZI EUROZONA (APR) |
51,3 |
51,8 |
51,6 |
INDICE DEI DIRETTORI AGLI ACQUISTI DEL SETTORE SERVIZI EUROZONA (APR) |
52,5 |
53,2 |
53,3 |
DATI MACRO – Istat diffonde i dati relativi a fatturato e ordinativi all’industria nel mese di febbraio; a gennaio il fatturato era salito del 3,1% su mese e dello 0,6% su anno, mentre gli ordini avevano registrato +1,8% congiunturale e -1,2% tendenziale.
Occhi puntati sulle stime flash Pmi di Germania, Francia e zona euro, per capire se il settore manifatturiero, con attese pari o sotto quota 50 che separa crescita e contrazione, sia in ripresa. In particolare sotto la lente di ingrandimento saranno i dati tedeschi, dopo la debolezza manifestata recentemente dall’industria e dopo che Berlino ha ridotto le previsioni di crescita per quest’anno a 0,5% rispetto all’1% stimato dal governo a gennaio.
Stime flash Pmi in arrivo anche negli Usa, dove spunti sullo stato dell’economia arriveranno anche da nuove richieste di sussidi di disoccupazione settimanali (attese a 205.000 dal precedente 196.000), indice Fed Filadelfia di aprile (attese 10,4 dal 13,7 registrato a marzo) e leading indicator relativo a marzo (attesa 0,4% dal precedente 0,2%).