WAITING FOR FED
In settimana i consigli di molte delle le principali banche centrali tra cui Stati Uniti, Regno Unito, Brasile, Giappone ed altre appartenenti all’area asiatica si riuniscono per il consueto meeting di politica monetaria. I banchieri centrali sono chiamati a prendere decisioni in merito ad uno scenario di crescente disagio per l’ambiente economico globale. Gli investitori si attendono messaggi accomodanti in coerenza con un aumento dei rischi al ribasso sul lato crescita. Prevalgono tra le preoccupazioni l’impatto delle frizioni commerciali e l’incertezza geopolitica. I dati dell’indagine preliminare Flash PMI per giugno, confermano un ulteriore rallentamento nel clima di sentiment delle imprese a livello globale.
Dopo che la BCE ha annunciato di essere disponibile a nuovi stimoli, se necessario, l’attenzione si rivolge questa settimana ai responsabili delle politiche monetarie negli Stati Uniti, nel Regno Unito e in Giappone. I mercati stanno valutando almeno due tagli di tassi da parte della Federal Reserve quest’anno, mentre si aspettano che la Banca Centrale del Giappone apra la possibilità di introdurre nuove misure di stimolo. Al contrario, la Banca d’Inghilterra sembra in controtendenza con i commenti da falco di alcuni policymaker, ma l’aspettativa diffusa è che il Regno Unito non vedrà alcun aumento dei tassi per qualche tempo fintantochè persisterà la nebbia su Brexit.
Anticipano gli incontri gli aggiornamenti dei dati dell’indagine PMI flash. Questi forniranno un importante orientamento sugli sviluppi economici globali, in particolare negli Stati Uniti, in Giappone e nella zona euro. Le indagini statunitensi hanno evidenziato un forte rallentamento del ritmo di crescita economica e un conseguente calo delle pressioni sui prezzi a maggio. Nel frattempo la zona euro è rimasta bloccata nella corsia lenta. Entrambe le inchieste probabilmente alimenteranno le aspettative sui tassi per la seconda metà dell’anno. Il PMI del Giappone ha nel frattempo indicato una forte flessione del settore manifatturiero, trainata dalle esportazioni, negli ultimi mesi, aggiungendo preoccupazione per la salute dell’economia prima degli aumenti fiscali pianificati più avanti nell’anno.
In merito all’attesa riduzione dei tassi USA, pensiamo che l’azione verrà presa in considerazione nel meeting di questa settimana ma, contrariamente a quanto sconta in termini di probabilità la curva dei fed funds, 17% a giugno contro 70% a luglio, noi riteniamo che l’eventuale manovra abbia corso a partire dal FOMC di settembre.
L’eur usd ha abbandonato infatti la presa sull’area di resistenza 1.1320/60 per ripiegare all’interno del consueto range 1.11/1.1360. E’ molto probabile che i mercati attendano l’esito del meeting all’interno di questa fascia con una manovra di consolidamento.
Oltre ai capitoli monetari delle BC, questa settimana si parlerà ancora molto di Italia e procedura d’infrazione per debito. In realtà i mercati comprano BTP. I rendimenti aprono la settimana a 2.30% sostanzialmente nei livelli di target stimati per la prima parte di questo 2019. Diversamente dal rumore mediatico il BTP regge alla prova dell’ennesima aggressione verso l’Italia. Ricordiamo nell’Outlook per il 2019 avevamo sostenuto la tesi a favore del BTP per due grandi ragioni: nessuno è in grado in questo momento di correre rischi derivanti da un deragliamento del rischio paese Italia. Tutti hanno problemi da affrontare molto seri a partire dalla Germania. In secondo luogo la BCE, almeno per qualche settimana ancora (nov 2019) gode ancora della presenza di mario Draghi e dell’ombrello degli acquisti. E’ chiaro che la procedura d’infrazione qualora fosse attivata toglierebbe l’Italia dall’area dei titoli Investment Grade.
Sui mercati azionari ci attendiamo lo sviluppo già anticipato nel rapporto WB Perspectives di giugno. Per il momento prevale nelle nostra attese l’idea che gli indici azionari rimangano ostaggio di consolidamenti.