L’INFLAZIONE MUOVE I MERCATI
L’inflazione aumenta ulteriormente ad ottobre negli Stati Uniti colpendo l’attenzione mediatica della Casa Bianca. L’aumento dell’inflazione sta diventando problematico sia per l’amministrazione che per la Fed. I prezzi dell’energia, petrolio in primo luogo rimangono ancora elevati, benchè si sia aperta secondo le nostre analisi una fase di congestione propedeutica ad un ritorno degli scambi del Brent in area 77/76 usd/bar. Ma l’eventuale mini-ribasso non è sufficiente ad equilibrare una situazione che preoccupa le aziende ed i consumatori. Ci sono molte pressioni affinché il presidente Biden decida di liberare quote di riserve strategiche di petrolio. Non è la soluzione. Per raffreddare il rialzo dei prezzi delle commodity in modo serio la Fed deve accelerare sulla riduzione degli stimoli monetaria. Purtroppo invece ci sembra che sia ancora intimorita dalle eventuali ripercussioni che il mercato azionario possa subire da una manovra più restrittiva di quanto attualmente sconti.
Ma per raffreddare i prezzi delle commodity, come scriviamo da mesi, bisogna togliere supporto all’azione speculativa. Bisogna prosciugare tutta la schiuma che si è creata sui prezzi producendo un extra rialzo da QE.
Fintantoché i mercati leggeranno titubanze nell’azione della FED tenderanno a ritardare il loro ritiro da posizioni che hanno il sostegno di una ripresa della domanda con i colli di bottiglia dell’offerta, l’inflazione post Covid e la liquidità delle banche centrali.
Il dollaro, per il quale quasi in solitario da inizio anno sosteniamo sosteniamo con forza il rialzo, tenderà a verificare presto l’area 1,13 dove abbiamo collocato il nuovo target dopo la verifica a giugno di 1,16.
Il dollaro forte fa gioco alla Fed in quanto costituisce leva deflativa, per sua natura il rialzo del biglietto verde tende a raffreddare i prezzi delle materie prime.
La Banca centrale europea dovrebbe agire con più cautela rispetto alla Fed, che nelle attese applicherà una prima stretta a luglio 2022. I futures sull’Eonia invece prezzano completamente un rialzo di 10 punti base da parte di Francoforte al meeting di settembre 2022 rispetto all’indicazione entro dicembre 2022 vista a inizio settimana.
Sui metalli industriali abbiamo scritto in più occasioni di aspettarci un ritracciamento dei prezzi (vedi obbiettivi e tendenze in WB COMMODITY PERSPECTIVES), pure sul Gas Naturale ci siamo esposti ad ottobre per sottolineare l’effetto bolla dei prezzi ed il loro ritorno verso quotazioni più equilibrate. I prezzi del gas Naturale TTF europeo dopo aver fissato un picco a 162 euro/kilowatt ora è sceso recentemente sulla soglia dei 60 euro. Al momento sta ridistribuendo tra 60 e 85 euro, ma secondo i nostri algoritmi dovrebbe scendere a medio termine verso 40 euro per completare il ritracciamento tra 30/26 euro.
L’attuale fascia di volatilità è legata alle notizie sulla normalizzazione delle forniture provenienti dalla Russia. Attendiamo l’apertura definitiva del gasdotto NordStream 2 per riportare in equilibrio l’offerta.
In ogni caso prepariamoci ad assistere ad un ritorno di volatilità sui mercati Risk_On. Il dollaro e le monete di parcheggio rimangono un opzione per quanti decideranno di uscire da tali asset. Nel nostro ultimo report FX OUTLOOK RISKOO tracciamo le linee guida per l’azione di Risk Management indicata alle aziende che seguono il nostro servizio di advisory sia per completare l’anno in corso che per programmare il 2022.