Il 20/20 riceve in eredità il ritorno in grande stile della monetizzazione del debito operato dalle banche centrali. La Federal Reserve, la BCE e la PBoC si sono ritrovate a riaprire in programmi di stimolo monetario per ragioni diverse, ma con un unico denominatore: evitare che i mercati monetari prosciughino la liquidità. L’azione di primo piano spetta alla Riserva Federale con immissioni prossime a 500 miliardi di dollari. La Banca Centrale cinese taglia i requisiti della riserva obbligatoria di 50punti base liberando l’equivalente di 115 miliardi di dollari.
La Bce riapre come noto il programma QE con acquisti mensili al momento programmati a 20 miliardi di euro. L’azione della Fed è stata prevalentemente dettata dall’esigenza di raffreddare le forti tensioni che si erano generate sul mercato monetario USA. Le stesse motivazioni hanno guidato la Cina. In generale i rendimenti sui governativi hanno riassorbito parte della flessione registrata per buona parte del 2019 (min settembre). Il 10 anni US, dopo un’apertura a 2,70%, era sceso sino a quota 1,40% per chiudere il 2019 a 1,90%. Al recupero dei rendimenti americani si sono allineati la gran parte dei tassi governativi, europei compresi. Per quanto abbiamo osservato in questi ultimi anni pensiamo che le banche centrali desiderino mantenere i tratti lunghi della curva ancora in una condizione riflessiva. Riteniamo pertanto che la recente risalita sarà circoscritta a breve.
Nel nostro scenario di riferimento per il 2020 abbiamo riconfermato i target di tendenza già stimati lo scorso anno. Con gli interventi di cui sopra le banche centrali dimostrano di non voler dissipare tutto il lavoro di sostegno costruito a partire dal 2009 con l’immissione di ben oltre 12 trilioni di dollari producendo un collaterale di 17 trilioni di dollari di bond nel mondo scambiati con rendimenti negativi.
Su tutti i valori coperti dalla nostra ricerca suggeriamo di fissare come limite allo scenario riflessivo atteso quota 2,10/15% per il 10 anni US. Tale valore costituisce, alla partenza del 2020, lo sbarramento di confine tra il ciclo negativo dei tassi, rispetto ad un reversal della tendenza dominante. Su tale valore ovviamente convergono segnali che possono alterare gli equilibri su tutti i segmenti di mercato contribuendo ad aumentarne la volatilità intrinseca.
ITALIA – Il 10 anni BTP ha recuperato parziale terreno dopo la discesa a 0,80%. Nonostante le difficoltà politiche e la difficile congiuntura che espone il debito pubblico a valutazioni sulla sua sostenibilità, riteniamo che i rendimenti siano destinati a scendere nuovamente verso i precedenti supporti e fissare nuovi minimi in corso d’anno. Ciò significa che ci attendiamo un ulteriore manovra di restringimento dello spread sotto area 130. Il dato relativo all’ammontare dei governativi italiani, nel portafoglio del settore bancario con sede sul territorio nazionale, riporta una detenzione pari a 405,471 miliardi (mese d ottobre) su uno stock di debito prossimo a 2450 miliardi di euro.
Per il 2020 ci aspettiamo al di là delle vicende di natura politica un ulteriore movimento di convergenza dei rendimenti italiani rispetto a quelli benchmark delle emissioni tedesche. Confermiamo quindi l’obbiettivo già indicato lo scorso anno a 0,50% per il10 anni ed un target per lo spread a 70 punti base.
Gli attivi obbligazionari, governativi e corporate, beneficeranno della presenza delle banche centrali. Potenziali fonti di rischio possono essere ricondotte, sotto il profilo intermarket, ad un rialzo dei prezzi del greggio oltre i 70 usd barile (tensioni MO).
Abbiamo fissato come livello di warning generale sull’andamento delle quotazioni dei bond il superamento dei rendimenti sul 10 anni USA del 2,10/15%.
Per evitare i rischi dovuti al forte indebitamento raggiunto dal settore governativo e da quello corporate, pensiamo che le banche centrali continueranno a promuovere nuove azioni di stimolo monetario con l’intento ultimo di mantenere bassi i livelli dei tassi. La loro azione risulterà meno efficace verso il segmento corporate nel caso in cui dovesse aprirsi una fase recessiva negli USA (al momento non attesa dal nostro modello). L’attesa per un ridimensionamento degli earnings potrebbe rendere più vulnerabile la percezione sulla sostenibilità del debito corporate.