Il tema che sta guidando la comunicazione delle banche centrali in questa fase di Global Recovery è centrato sull’opportunità di mantenere o meno attivi gli stimoli monetari.
Il ciclo di recovery sulle principali aree economiche si muove su scrti temporali diversi: la Cina ha ristabilito da tempo un ordine più regolare dell’attività economica, gli Stati Uniti sono in piena ripresa con le survey sulla fiducia delle imprese manifatturiere e servizi praticamente al massimo livello di ottimismo, mentre in Giappone e soprattutto in Eurozona, il ciclo di recupero appare fortemente squilibrato tra manifattura/produzione e servizi.
Di conseguenza lo storytelling delle banche centrali assume rilievi diversi. Ieri sera, il presidente Jerome Powell, a mercati chiusi ieri, ha detto che la Fed ridurrà gli acquisti mensili di titoli “ben prima” di affrontare un aumento dei tassi di interesse, sottolineando che l’economia Usa va verso una ripresa più forte nei prossimi mesi. In altri temini la Riserva Federale agirà in prima battuta riducendo gli stimoli monetari, avviando un tapering, di seguito interverrà sui tassi. Secondo il Beige Book pubblicato ieri dalla Fed, la ripresa statunitense si è intensificata grazie alla crescente fiducia dei consumatori, con l’attività tra febbraio e aprile spinta dalle vaccinazioni e dal massiccio stimolo fiscale.
Sempre ieri Christine Lagarde è intervenuta ad un evento organizzato da Reuters affermando che la situazione nella zona euro necessita ancora di una fase in cui l’economia deve essere sostenuta dalle “due stampelle” dello stimolo monetario e fiscale, e non potrà camminare senza fino alla completa ripresa. La produzione industriale della zona euro, come abbiamo scritto in questi giorni, è diminuita a febbraio cancellando l’espansione vista a gennaio.
In Giappone, secondo il governatore di Bank of Japan Haruhiko Kuroda, la ripresa è in atto ma rischia di apparire modesta per via dell’incertezza sempre legata alla pandemia. Il Paese è alle prese con una ripresa della pandemia, con un numero record di infezioni nella regione di Osaka che ha spinto le autorità a misure mirate di contenimento.
Sempre ieri la Banca Centrale sudcoreana ha mantenuto invariati a minimi record i tassi di interesse, segnalando che è troppo presto per cambiare la direzione della politica monetaria nonostante un maggior ottimismo sulla crescita.
Completa il ciclo di interventi la voce del Fondo Monetario Internazionale, secondo il quale i paesi della zona euro dovrebbero fornire un ulteriore stimolo fiscale del 3% del Pil nel periodo 2021-2022 per aumentare la crescita economica del 2% entro la fine del prossimo anno e ridurre gli effetti negativi della pandemia.
La Cina da diverse settimane ha avviato una progressiva stretta sui parametri di concessione del credito per prevenire che la bolla presente sui mercati possa scoppiare in modo disordinato. Gli indici del mercato azionario cinese, diversamente da quelli appartenenti all’area occidentale, sono in piena correzione ed ai limiti del ciclo rialzista.
Il credito totale della Cina è cresciuto di 3,34 trilioni di cny a marzo e di 10,24 trilioni di cny nel 1° trim 21, in calo di 873 miliardi di cny dal 1° trim 20.Tuttavia i prestiti in yuan sono cresciuti di 7,91 trilioni di cny nel 1° trim 21, con un aumento di 659 miliardi di cny dal 1° trim 20. La differenza deriva da un calo delle attività bancarie ombra, compresi i prestiti fiduciari, i prestiti affidati e una minore raccolta di fondi da obbligazioni e azioni societarie. Ciò dimostra che la Cina è nel mezzo di una revisione al ribasso della leva finanziaria. Pensiamo che la Pboc e non amplierà le condizioni creditizie nel 2021. Lo yuan renminbi è tornato recentemente a perdere terreno sull’euro. Da quota 7,70 sta puntando verso 7,88. Al momento la reazione rientra, secondo le nostre analisi in un movimento correttivo destinato ad esaurire a ridosso della parte alta del range indicato.
Global Recovery: la domanda di petrolio
I prezzi del petrolio hanno ricevuto una spinta ieri, con ICE Brent che si è attestato in rialzo di oltre il 4,5% nel corso della giornata, lasciandolo gli scambi ben al di sopra di 66 usd/bbl, annullando la correzione delle ultime settimane. Alla base del recupero di molte commodity vi è il rapporto inversamente correlato del dollaro sui prezzi delle materie prime. Infatti questa mattina i valori hanno subito iniziali prese di profitto nelle prime negoziazioni in Asia.
In ogni caso non ci sembra sufficiente spiegare il rialzo del greggio sulla base della recente correzione della divisa americana. A sostenere il rialzo dei prezzi sono intervenuti i fondamentali sul petrolio. L’AIE ieri ha rivisto al rialzo le sue previsioni sulla domanda globale per quest’anno di 230 Mbbl / giorno. L’aggiornamento segue le revisioni recentemente formulate dal FMI e dall’OCSE sulle previsioni del GDP globale. Su tali basi, l’Agenzia si aspetta che la domanda mondiale di petrolio nel 2021 crescerà di 5,7 milioni di barili / giorno (base annua), dopo essersi contratta di 8,7 milioni di barili / giorno l’anno scorso. L’Agenzia ha una prospettiva più costruttiva per la seconda metà di quest’anno, stimando che saranno necessari quasi 2 milioni di barili / giorno di offerta aggiuntiva nell’ultima parte dell’anno per soddisfare le aspettative della domanda. Pensiamo che lo scenario non rappresenti un problema per il mercato in quanto i produttori OPEC hanno ancora una notevole quantità di capacità inutilizzata, anche dopo aver tenuto conto dei 2,1 Mbbl / g di aumenti dell’offerta che vedremo tra maggio e fine luglio.
Anche i numeri di inventario settimanali degli Stati Uniti sono stati di supporto, con l’EIA che ha riferito che le scorte di petrolio greggio degli Stati Uniti sono diminuite di 5,89 milioni di barili nell’ultima settimana. Un dato oltre le aspettative del mercato nonché superiore al netto del prelievo di 3,61 milioni di barili dall’API riportato martedì.
Energia
I prezzi del petrolio hanno ricevuto una spinta ieri, con ICE Brent che si è attestato in rialzo di oltre il 4,5% nel corso della giornata, lasciandolo scambiare ben al di sopra di US $ 66 / bbl, un livello visto l’ultima volta quasi un mese fa. La debolezza dell’USD ha sostenuto il petrolio e il più ampio complesso di materie prime. Anche se stamattina sembra che stiamo assistendo a prese di profitto nelle prime negoziazioni in Asia.
Anche i fondamentali del petrolio sono stati costruttivi, con l’AIE che ieri ha rivisto al rialzo le sue previsioni sulla domanda globale per quest’anno di 230 Mbbl / giorno, date le revisioni che abbiamo visto recentemente nelle previsioni del PIL globale. Di conseguenza, l’AIE ora si aspetta che la domanda mondiale di petrolio nel 2021 crescerà di 5,7 milioni di barili / giorno su base annua, dopo essersi contratta di 8,7 milioni di barili / giorno l’anno scorso. L’agenzia ha una prospettiva più costruttiva per la seconda metà di quest’anno, stimando che saranno necessari quasi 2 milioni di barili / giorno di offerta aggiuntiva nell’ultima parte dell’anno per soddisfare le aspettative della domanda. Questo non dovrebbe essere un problema per il mercato, visto che l’OPEC + ha ancora una notevole quantità di capacità inutilizzata, anche dopo aver tenuto conto dei 2,1 Mbbl / g di aumenti dell’offerta che vedremo da loro tra maggio e fine luglio.
Anche i numeri di inventario settimanali degli Stati Uniti sono stati di supporto, con l’EIA che ha riferito che le scorte di petrolio greggio degli Stati Uniti sono diminuite di 5,89 milioni di barili nell’ultima settimana, che era più delle aspettative del mercato, e anche più grande del prelievo di 3,61 milioni di barili dall’API riportato martedì. Inoltre, le scorte di benzina sono aumentate di soli 309 Mbbl durante la settimana, un valore molto inferiore ai 5,57 Mbbl riportati dall’API. Anche la domanda implicita nel corso della settimana è aumentata, con un aumento del prodotto totale fornito di 1,09 milioni di barili / giorno.