L’epidemia di Corona virus, scoppiata a dicembre, pone seri interrogativi sui possibili fallout, ma soprattutto se questi faranno deragliare l’economia globale.
Al momento si stima una caduta del GDP globale nell’ordine del 1-2% a causa dell’effetto dell’epidemia del Corona virus. Per la Cina le ipotesi riportano oggi valori previsionali di caduta della crescita dal 6 a meno del 4%.
L’economia cinese rappresenta il 17% dell’economia mondiale. E’ profondamente integrata nelle catene di approvvigionamento internazionali. Nel 2003, allo scoppio della Sars, costituiva solo il 4,5% del PIL mondiale.
L’euforia degli investitori ritornata la scorsa settimana alle notizie di due nuovi farmaci miracolosi realizzati dall’Università di Zhejiang, mostra quanto il mercato sia gravemente influenzato da tale evento.
La domanda aperta è se lo shock dell’epidemia Corona virus sia sufficiente per interrompere la fragile ripresa economica in atto dalla scorsa estate, quando i banchieri centrali spaventati negli Stati Uniti, in Europa e in altre 47 aree economiche hanno tagliato i tassi in una drastica inversione di tendenza monetaria.
Queste valutazioni sull’economia globale e sulla crescita cinese in merito alla diffusione dell’epidemia sul Corona virus, si riferiscono a stime che tengono in considerazione l’ipotesi che gli scambi commerciali e le rotte aeree ritornino alla normalità nel mese di aprile. Qui non c’è nulla di normale. Il mercato azionario globale, sostenuto da ulteriori stimoli monetari, ha assorbito per il momento l’impatto iniziale correlato alla diffusione dell’epidemia. La volatilità è rientrata nei parametri di normalità. C’è il rischio che possano deragliare e con essi far deragliare l’economia globale?
EFFETTI EPIDEMIA SULL’ECONOMIA GLOBALE: COMMODITY
La risposta non può essere binaria, necessita di costruzione in quanto le informazioni rilasciate dalle agenzie governative cinesi lasciano aperti dubbi sul loro grado di trasparenza.
L’articolazione di una possibile risposta parte dall’analisi dell’andamento dei prezzi di alcune commodity di base: petrolio, rame e, benché non sia considerata una materia prima, i semiconduttori.
Il petrolio: i prezzi del Brent e dei contratti sottostanti ad altre tipologie (WTI, Crude Oil) sono crollati da inizio anno. Le quotazioni del Brent sono scese al di sotto della soglia dei 59 usd/bar innescando un segnale di vendita ed ora rischiano di scivolare in direzione dei 40 usd/bar. Già a dicembre sottolineavamo come, nonostante le tensioni sul comparto (attentati vari), i prezzi faticavano a salire oltre le soglie in grado di innescare un rally rialzista.
Il rame: anche le contrattazioni sul rame hanno subito da metà gennaio significativi livelli di vendita. I prezzi al LME sono scesi al di sotto di soglie ritenute critiche ed ormai in contatto con i minimi fissati nel 2019 – 2017 – 2016, tutti allineati a quota 5500. I rischi di un ulteriore breakout appaiono concreti.
I semiconduttori: l’indice Sox di Philadelphia che rileva un paniere delle principali aziende produttrici di semiconduttori sta sviluppando un movimento in divergenza rispetto agli indici principali. In altri termini non è riuscito ad assorbire completamente la caduta di fine gennaio. C’è il rischio che possa deragliare nel caso in cui le vendite dovessero scendere nuovamente in direzione dei minimi fissati il 31 gennaio a quota 1782. La violazione di tale soglia suggestionerebbe l’intero mercato azionario.
EFFETTI EPIDEMIA SULL’ECONOMIA GLOBALE: RENDIMENTI GOVERNMENT BOND
I rendimenti sul tratto lungo della curva dei bond governativi benchmark, USA e Germania, faticano a reagire dopo il loro ritorno verso i minimi fissati in precedenza lo scorso anno. Nella sostanza il 10 Y USA fatica a sollevarsi dalla soglia 1.50%. Nel nostro Outlook 2020 indichiamo tale livello come valore critico con riflessi negativi estendibili a tutti gli aggregati sottostanti ai risky asset. I target che segnaliamo per il comparto dei bonds governativi per il 2020 appaiono purtroppo credibili.
EFFETTI EPIDEMIA SULL’ECONOMIA GLOBALE: MERCATI VALUTARI – FOREX MARKET
Il dollaro beneficia in questa fase di un ulteriore apprezzamento sulle principali divise. Il movimento tendenziale risulta allineato al nostro Outlook 2020. Abbiamo raggiunto il primo target intermedio a quota 1.0950 nel rapporto eur usd. Nonostante i diversi tentativi messi in atto dalla divisa europea per costruire una reazione, il cambio subisce ancora una volta il ritorno di un flusso di vendite robusto.
Per comprendere gli effetti del mercato dei cambi, come proxy sulla percezione di rischio legata all’economia globale, dobbiamo guardare alle monete rifugio. Il cambio usd jpy ha avvicinato l’area 110 nelle ultime ore eludendo in tal modo i timori legati alla diffusione del Corona virus. Ciò nonostante manca ancora un’indicazione netta. Per cogliere un segnale in grado di allentare le preoccupazioni sul quadro generale, soprattutto sul timore che il Corona virus possa far deragliare l’economia globale, vorremo vedere un breakup di area 110,35/50 usd jpy. Allo stesso modo vorremo assistere ad una ripresa dell’euro contro franco svizzero attualmente in verifica del nostro primo (1,0650 eur usd) dei due target riflessivi fissati per il 2020.
Il dollaro nei confronti dello yuan renminbi ritraccia parte delle perdite subite dopo la chiusura dell’accordo commerciale import export, Phase One. I corsi sono ritornati in direzione di area 7 usd cny, senza per il momento sconvolgere il quadro positivo innescato dalla divisa cinese a seguito del negoziato di cui sopra. Nell’ambito dello stesso sono state previste alcune clausole relative ad una stabilizzazione del rapporto di cambio tra le due aree valutarie. In tale prospettiva sembra che la PBoC si sia impegnata a far rientrare la svalutazione dello yuan operata ai fini di una precedente compensazione del cambio ai dazi applicati sulle esportazioni cinesi verso gli Stati Uniti.
IL RUOLO DELLE BANCHE CENTRALI PER EVITARE CHE L’ECONOMIA GLOBALE POSSA DERAGLIARE
In risposta alla paralisi economica che il Corona virus sta provocando, la banca centrale cinese ha pompato $ 243 miliardi nei mercati finanziari. Lunedì 3 febbraio 2020, il mercato azionario cinese ha perso $ 393 miliardi del suo valore.
“Gli effetti del Corona virus in Cina hanno presentato un nuovo rischio per le prospettive”, ha scritto la banca centrale americana nella sua relazione semestrale al Congresso pubblicata venerdì. Jerome Powell parlerà al Congresso martedì e mercoledì prossimi. Nel nostro scenario 2020 abbiamo previsto un significativo ridimensionamento dei rendimenti sul 10 anni come sopra riportato. E’ possibile che uno shock della supply chain globale possa spingere la Fed ad intervenire con ulteriori strumenti di stimolo monetario per evitare contraccolpi che possano far deragliare la crescita negli Stati Uniti. Non sono pervenuti segnali da parte della BCE che appare in attesa. Ma un eventuale intervento della Fed potrebbe attivare anche la Banca Centrale europea.
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