Si è aperta ufficialmente una nuova fase nella storia dell’architettura dei rapporti geopolitici su scala globale. Sappiamo qual è il punto di partenza, non conosciamo tuttavia il punto d’arrivo. Il dubbio atroce è che temiamo che non lo conoscano bene nemmeno gli attori.
Sappiamo invece quale dev’essere il nostro ruolo: gestori del rischio. Siamo qui per analizzare ed approfondire gli effetti di scenario sui mercati causati dalle decisioni dei policy maker, per tradurre le indicazioni che ne emergono in strategie di difesa, coprendo in modo proattivo i rischi. L’obbiettivo è quello di salvaguardare in un momento estremamente complesso e volatile l’Ebitda delle imprese. Abbiamo gli strumenti ed i modelli per svolgere questo ruolo. Siamo consapevoli della grande aleatorietà che pervade la dialettica politica. Non tutti i segnali sono concreti, ma come dicono gli inglesi: there’s no smoke without fire.
L’effetto a valanga provocato nei mercati dall’annuncio dei dazi da parte del presidente Trump sta già producendo nei mercati una serie di conseguenze circostanziate che rientrano nella strategia dell’Amministrazione Usa:
- Ribasso dei corsi azionari e acclarata apertura di una situazione di avversione al rischio
- Ribasso dei prezzi delle materie prime causato dalla rimodulazione dei rischi recessivi
- Ribasso dei rendimenti governativi causato dallo switch dei flussi da mercato azionario a quello obbligazionario
- Pressioni verso la Fed per una revisione della politica monetaria
- Pressioni sui tassi di cambio a danno del dollaro
MERCATO AZIONARIO – Come abbiamo scritto già alla fine dello scorso anno nell’Outlook per il 2025, pubblicato l’8 gennaio, i mercati azionari a partire da quelli americani, a seguire le altre aree Europa compresa, devono affrontare una fase di ridimensionamento dei multipli, favorendo in tal modo una disintossicazione dagli effetti speculativi alimentati dalla politica fiscale americana estremamente accomodante. Ci aspettiamo che l’attuale swing ribassista colpisca le quotazioni di un ulteriore 10%. Lo Standard & Poor 500 dai massimi del 19 febbraio scenderà di almeno il 20/23%. Tuttavia prevediamo che, dove la leva speculativa ha lavorato con maggio enfasi (come sempre nel comparto tecnologico) l’ulteriore gamba regressiva possa spingere il Nasdaq 100 a ritracciare il precedente rialzo di un ulteriore 15/18%, accumulando dai massimi un ribasso del 30%. A seguire anche gli indici europei con il Dax destinato a ridimensionare i valori dai picchi di marzo nella misura del 15%, con ulteriori rischi qualora le tensioni geocommerciali non raggiungano un compromesso.
MATERIE PRIME – Il comparto è ampio comprende Energia, Metalli Industriali, Bullion (barre e lingotti preziosi), Agricoli e Coloniali. Le quotazioni dei futures su petrolio e gas sono destinati a subire nelle aspettative un ridimensionamento della domanda per effetto di una revisione al rialzo dei rischi recessivi, e quindi un ribasso dei corsi. Il Brent, come abbiamo stimato nello scenario di base per il 2025, tenderà a scendere verso area 60/55 usd/bar. Il gas naturale quotato nella piattaforma di Amsterdam, il Title Transfer Facility più comunemente noto come TTF, tenderà a ritracciare completamente il rialzo avviato lo scorso anno nel mese di febbraio da quota 21 eur/mwh. Il prezzo del PUN quotato dal GME di conseguenza tenderà a scendere verso 70/60 eur/mwh.
Il rame, quotato al Comex, salito recentemente per effetto di azioni speculative, ritraccerà ampiamente tale movimento con una correzione del 15% circa. Al momento il minerale di ferro, già piuttosto depresso nelle quotazioni, non dovrebbe subire in modo significativo l’attuale volatilità dei mercati. L’oro invece principale strumento di rifugio da parte di investitori istituzionali, a partire da molte banche centrali, potrebbe aver formato un picco momentaneo in area 3150/65 usd/oz. Nonostante l’effetto moda, non ci stupirebbe assistere all’apertura di un’importante fase correttiva, pur sempre inserita in un contesto ciclico positivo. Non saremo stupiti qualora i prezzi dovessero correggere verso area 2800/2650 usd.
Anche i semi di soia ed i cereali risultano inseriti in un contesto ribassista in atto da tempo, parzialmente contrastato da temporanee correzioni. Il nostro servizio dedicato al comparto continua a mantenere un Outlook riflessivo.
Infine, ma non meno importante, ci aspettiamo un significativo ribasso del comparto dei semiconduttori. Si tratta del segmento dove l’azione speculativa ha forzato la mano senza alcun pudore. L’affaire DeepSeek ha obbligato gli investitori a riconsiderare i multipli raggiunti da molte corporate quotate. Ci aspettiamo ancora un ulteriore significativo ribasso delle quotazioni. Non escludiamo che dagli attuali valori gli scambi possano regredire di un altro 30%. Alla fine, nella media, il comparto avrà dimezzato le quotazioni.
RENDIMENTI OBBLIGAZIONARI – Veniamo ora al cuore, nonché obbiettivo primario della crisi in atto. I rendimenti dei bond governativi tenderanno a scendere ancora ed in modo significativo. Il 10Y US Treasury ha recentemente raffreddato i rendimenti da quasi il 5% di inizio anno all’attuale 4%. Ci aspettiamo che le quotazioni passano scendere verso il 3,25%. Di conseguenza i rendimenti del 10Y Bund Germania dopo il rally violento di inizio marzo al 3%, dovrebbero rientrare nell’immediato al 2,5% per proseguire la discesa verso il 2-1,75%.
BANCHE CENTRALI – Di conseguenza le banche centrali avranno spazi di manovra per ridurre i tassi d’interesse. La Fed dovrebbe sciogliere gli indugi a prospettare tre tagli per l’anno in corso. La spinta persuasiva del Risk Aversion Momentum contribuirà a determinare l’ambiente favorevole allo scopo. Qualora fosse necessario l’effetto valanga sui mercati azionari toglierebbe ogni freno verso un’azione accomodante da parte del Fomc. La BCE è già impegnata in un piano di riduzione tassi, mai esplicitato abbastanza dalla linea – data dependency -. Il ribasso dei rendimenti sul tratto lungo della curva mitigherà l’atteggiamento dei consiglieri più riottosi all’azione accomodante. Il nostro Team Analytics è impegnato a seguire gli sviluppi del ribasso dei tassi, per definire un’adeguata strategia proattiva nel cogliere le opportunità di copertura sui tassi IRS come più volte evidenziato nei nostri INSIDE CENTRAL BANK organizzati con AITI, l’Associazione Italiana dei Treasury Manager.
FOREX MARKET – Per effetto delle interrelazioni di mercato anche i tassi di cambio sono soggetti all’ampia volatilità che sta governando le oscillazioni di questi giorni. Il dollaro sta subendo le aspettative di ridimensionamento dei tassi da parte della Fed. Di conseguenza tende ad accusare pressioni laddove la controparte monetaria non risulta impegnata a ridurre i tassi. Nel caso dello yen per esempio ci aspettiamo un potenziale ridimensionamento del rapporto di cambio con ribassi che dovrebbero adeguare i valori verso area 135 in prima battuta per completare il movimento verso area 120 usd jpy in un orizzonte di medio termine.
Diversa è la situazione dell’eur usd. La BCE come pure la Fed saranno impegnati a ridurre i tassi nel futuro prossimo. Pertanto dovremo misurare con attenzione lo spread che intercorre tra il 10Y US Treasury – German Bund, per definire il trend del tasso di cambio sottostante. Secondo le nostre attuali valutazioni il differenziale dovrebbe rimane tra 130-150 bp con possibili movimenti di coda al di fuori del range. La tenuta, ancorché combattuta per la permanenza temporanea in questa fascia, consentirà al cambio di rimanere sotto area 1.11 eur usd. A turbare la ricerca di questa condizione si stanno addensando nubi che potrebbero comprometterne l’esito. La lettera del Ceo di BlackRock, Larry Finch, ha aperto ufficialmente una nuova fase di percezione sul ruolo della divisa americana. La lettera annuale palesa sottotraccia i contrasti di visione tra l’Amministrazione USA e le grandi corporation bancarie americane. Nella lettera si denuncia che gli Stati Uniti rischiano di perdere il primato valutario. Secondo Larry Finch “gli Usa hanno beneficiato del fatto che il dollaro abbia avuto una funzione quale moneta di riserva del mondo per decenni. Ma non c’è garanzia che duri per sempre”.
In una fase storica in cui i governi non sono più in grado di intervenire per purgare le crisi finanziarie (modello 2008) con nuovo debito, si corre il rischio di compromettere la fiducia sul ruolo della moneta. Ad oggi potremmo quantificare l’innesco concreto di tale rischio fissando un primo trigger al superamento di area 1,11/1.12 eur usd.
