Quali shock di mercato possono portare le banche?
Mentre lo sguardo continua a fissare attonito i quotes delle banche che passano nel monitor, i pensieri corrono nella memoria del D Day il giorno di Lehman Brother. Ci sarà anche in questa occasione la vittima sacrificale predefinita?
Se si considerano i ribassi delle ultime settimane nessuno può negarlo con assoluta certezza. Negli ultimi 12 mesi l’indice Eurostoxx Banks perde oltre il 40%, 50% dai massimi del 2015, quello italiano perde il 60%, le due banche simbolo di questa crisi, Monte Paschi da un lato e Deutsche Bank dall’altro perdono rispettivamente oltre l’80% ed il 60%. Sotto traccia tutti invocano una soluzione europea al problema. La direttiva Brrd in realtà consente di attivare interventi straordinari in casi emergenziali qualora le banche risultino comunque solvibili. Sappiamo anche che ogni decisione in materia necessita dell’approvazione della cancelleria tedesca. In un gioco di specchi la Germania ha molto da temere e molto da capitalizzare per poter affrontare politicamente il caso Deutsche Bank, anch’essa in gravi difficoltà come documentano le quotazioni.
Il governo stempera le attese su un imminente salvataggio di Banca Mps, oberata da 47 miliardi di non performing loan, ribadendo che per ora la linea è monitorare la situazione “d’intesa con l’Unione europea”. Reuters riporta questa mattina alcune ipotesi formulate dalla stampa: cessione delle sofferenze e aumento di capitale. L’intervento pubblico solo nell’ipotesi di estrema difficoltà. Il Sole 24-Ore scrive che il piano prevede una cessione di 10 miliardi di Npl come chiesto dalla Bce e copertura del fabbisogno di capitale (circa 3 miliardi).
La Stampa scrive che oggi il Cda della banca dovrebbe decidere un aumento di capitale fino a 3 miliardi per contribuire ad abbattare l’enorme mole di crediti deteriorati.
Per il Messaggero, Atlante 2 potrebbe scendere in campo con una dotazione di circa 3 miliardi, da raggiungere anche a rate, per acquistare i circa 10 miliardi di Npl che la Bce ha imposto di cedere entro il 2018. Nel nuovo fondo ci saranno la Cdp e i privati. Con questa soluzione verrebbe allontanato per il momento lo spettro di una ricapitalizzazione precauzionale.
Il veicolo Atlante ritorna quindi al centro delle soluzioni, non a caso spuntano rumors secondo i quali il fondo potrebbe prendere in considerazione l’interesse che un pool di quattro fondi americani ha manifestato per acquistare in blocco dallo stesso Banca Popolare di Vicenza e Veneto Banca per poi fonderle. Si tratta dei fondi di private equity Atlas Merchant Capital, Warburg Pincus e Centerbridge e dell’hedge fund Baupost.
La partita si gioca su più fronti, ma rimane il fatto che il nostro sistema ha in pancia sofferenze per 200 miliardi le cui svalutazioni postate nei bilanci coprono il 56% a fronte di una valorizzazione di mercato attorno al 20%. Da qui si evince che il loro presunto realizzo implicherebbe un fabbisogno di apporto di nuovo capitale nell’ordine di 40/45 miliardi, che per inciso per un evntuale investitore andrebbero a coprire falle aperte.
Da qui il pessimismo che si sta scaricando sulle quotazioni dei titoli del comparto, della borsa e del mercato azionario europeo in generale. Anche perchè il tema investe tutte le banche italiane; MPS è soltanto la punta dell’iceberg.
In realtà già alla fine dello scorso anno avevamo scritto dei potenziali rischi presenti sul mercato azionario europeo: mentre la maggior parte degli asset manager annunciava Outlook entusiastici per l’azionario europeo, suggerendo di vendere america e comprare Europa, a noi sembrava più corretto raccomandare di essere assolutamente prudente e prepararsi per un quadro tecnico molto negativo.
Rispetto al quadro indicato lazionario europeo quota oggi pressochè a metà di un ciclo riflessivo.
Il FTSE Mib nelle prossime ore tenterà di reagire a questa debolezza facendo leva sui sperati ed inevitabili interventi della Commisione a favore di un riassetto del comparto bancario, quindi l’indice eviterà di violare la soglia psicologica dei 15.000, tuttavia qualora le soluzioni non fossero gradite, vi è il rischio che il mercato europeo scivoli sui minimi del 2012. Per tradurre questa ipotesi in un quadro tecnico per poter ritenere superato ogni timore i valori dovranno essere in grado di recuperare almeno due soglie significative: 16.500 & 17.200. Il primo livello corrisponde alla chiusura settimanale minima registrata a febbraio quando si manifestò la prima ondata del sell_off. Il secondo corrisponde invece del mid point dei prezzi trattati subito dopo l’esito del referendum. Sono due valori dai contenuti fortemente simbolici ma che hanno scontato nel passato cambiamenti di umore significativi. Area 15.000 invece rappresenta la chiusura mensile minima che si registrò dopo il fallimento di Lehman, quando nel mese di gennaio e febbraio del 2009 si temette il peggio con le implicazioni di AIG.
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