Banche centrali – Prosegue questa settimana l’attenzione per i meeting delle banche centrali. mercoledì la Federal Reserve riporterà la decisione sui tassi, mentre martedì sarà la volta della Bank of Japan, per proseguire giovedì la Bank of England. Sempre in settimana si riuniscono altre banche minori quali quella di Hong Kong, Brasile e Malesia.
Non sono attese mosse che possano modificare l’attuale livello dei tassi, fatta eccezione per la Banca centrale del Brasile che dovrebbe tagliare il tasso dal 12,75 al 12,25%.
Le attese sulla Fed
Ovviamente il focus sarà centrato sul Fomc, il meeting di politica monetaria della Fed. Non sono attese azioni sui tassi, tuttavia quanto dichiarerà in conferenza stampa Jerome Powell sarà oggetto di scrupolosa analisi.
Stiamo affrontando la terza crisi in tre anni: Covid, Ucraina ed ora Medio Oriente. Nulla di tutto questo poteva essere scontato nelle dinamiche di mercato. Le stesse banche centrali hanno ammesso un errore di lettura nell’interpretazione degli effetti causati quantomeno dai primi due eventi. L’inflazione giudicata transitoria è stata dichiarata persistente quando ormai aveva creato le distorsioni che tutti abbiamo subito e comunque sia all’indomani del suo picco.
Da allora la dinamica dei prezzi, prima quella relativa ai prezzi alla produzione, poi quella sui consumi, ha invertito tendenza avviando un progressivo raffreddamento. In Eurozona siamo passati negli ultimi dodici mesi da un tasso del 10,6% all’attesa per il mese di ottobre del 3,2% (il dato sarà pubblicato martedì 31).
Negli Stati Uniti le dinamiche sui prezzi alla produzione lasciano intravvedere un potenziale prossimo ritorno dell’inflazione finale al 2% in virtù di un drastico raffreddamento del PPI ai livelli più bassi registrati dall’ottobre del 2020.
BANCHE CENTRALI: Effetto Medio Oriente
Ma viviamo tempi confusi! Mentre appare prossimo il raggiungimento degli obbiettivi inflativi delle banche centrali, la nuova crisi scoppiata in Medio Oriente sposta l’attenzione verso gli impatti che questa rischia di produrre sui prezzi del petrolio.
Nell’Alert WB FLASH che avevamo inviato lunedì 9 ottobre e riportato nel nostro WB MARKET MOVER MONITOR, indicavamo l’importanza del contenimento delle reazioni del Brent sotto quota 95/100 usd/bar come segnale utile a delimitare la diffusione dello shock militare e sociale ai mercati. Le negoziazioni finora si sono allineate al di sotto di tale soglia evitando il peggio. Dopo tre settimane di tensioni e sofferenze sul territorio, i prezzi continuano a scambiare sotto tale soglia e, lo scriviamo con circostanza, tendono a prevalere sul lato dell’offerta. Auspichiamo ora una discesa consolidata sotto 88 usd per catturare una prima indicazione di allentamento della tensione che potrebbe produrre un più concreto segnale di correzione dei prezzi sotto quota 84/83 usd. Benché l’evidenza ci obbliga a trattenere ogni giudizio, osserviamo nella formazione dei prezzi un complesso lavoro in cui prevale una perdita di momentum utile a produrre le condizioni attese.
E’ molto probabile che le banche centrali guardino all’evoluzione dei prezzi del greggio con attenzione e sospensione di giudizio in quanto un loro ribasso contribuirebbe a raffreddare ulteriormente l’inflazione.
Anche sul fronte dei tassi è possibile rilevare primi accenni della costruzione di un segnale di correzione dei rendimenti sul tratto lungo della curva.
Consolidano i segnali di rallentamento in Eurozona
Queste evidenze esprimono l’attesa per un rallentamento della crescita in un quadro di normalizzazione dei prezzi. In Eurozona i recenti sondaggi PMI confermano il rallentamento del comparto manifatturiero e dei servizi. In Germania il Pil relativo al terzo trimestre 2023, pubblicato in mattinata, si è contratto dello 0,3%, aggiornando l’andamento tendenziale per l’anno in corso al -0,8% in piena recessione. Negli Stati uniti invece abbiamo rilevato nei primi sondaggi Flash di ottobre una tenuta dei servizi ed un recupero sopra quota 50 dell’indice Manufacturing. Di conseguenza le speranze per un soft landing per l’economia statunitense risulta incoraggiato dal rialzo del PMI flash ai massimi degli ultimi tre mesi.
Il GDP negli USA cresce nel IIIQ oltre il consensus
Lo scorso giovedì il Bureau of Economic Analysis ha pubblicato l’andamento del GDP relativo al IIIQ 2023. L’economia statunitense è cresciuta del 4,9% annualizzato nel terzo trimestre del 2023, il massimo dall’ultimo trimestre del 2021, al di sopra delle previsioni di mercato del 4,3% e di un’espansione del 2,1% registrata nel secondo trimestre. La spesa per consumi è aumentata del 4%, il massimo dal quarto trimestre del 2021 (rispetto allo 0,8% nel secondo trimestre del 2023).
Sulla base di questo quadro la Fed aggiornerà la propria linea di policy monetaria nella due giorni (31 ott – 01 nov ) del FOMC. Non ci aspettiamo alcun’azione sui tassi. Come già indicato in precedenza pensiamo che il picco sui tassi sia stato raggiunto.
Il differenziale sui tassi UEM USA determineranno il trend dell’eur usd
Ci aspettiamo che l’eur usd attenda l’esito e soprattutto la conferenza stampa del meeting della Fed tra 1,06-1,0550. Nel quadro della tendenza dominante vi rimandiamo alla lettura del nostro FX Outlook aggiornato.
Sinora il dollaro ha beneficiato di una forte domanda generata da un contesto geopolitico di avversione al rischio e da fondamentali più solidi rispetto a quelli europei. Pur in un periodo stagionalmente favorevole all’euro, la divisa americana ha dimostrato forza. Nell’Outlook mettiamo a fuoco il differenziale sui tassi tra Eurozona e USA come guida per lo sviluppo tendenziale nei prossimi mesi.
Oggi nella diretta streaming INSIDE CENTRAL BANK (link per ricevere l’invito) organizzata con AITI ed ACMI alle 16.00, analizzeremo il quadro macro in relazione ai rischi geopolitici che continuano a pesare sui mercati e sulla crescita mondiale.