Sono due gli appuntamenti attesi per la prossima settimana per decisione altamente scontate dai mercati: BCE e Federal Reserve.
La Bce si riunisce il 25, la Fed il 30/31. Dalla prima gli investitori si aspettano un ulteriore passo in avanti verso la rigenerazione di accomodamenti monetari da lanciare in autunno.
La seconda invece è attesa a confermare lo scontatissimo taglio dei Fed Funds per 25 punti base.
L’eur usd si è fermato tra 1.13 ed 1.12 smontando uno per uno i trigger propedeutici ad azioni opposte: sopra 1.13 ci sono ordini di acquisto di eur usd per 1,1410, sotto 1.1190 ci sono ordini di vendita per eventuali discese verso 1.1050. La mappa tecnica del mercato risulta al momento circoscritta in ampiezze ridotte da una contrazione della volatilità, che in qualche modo ad occhio nudo può addirittura sembrare noiosa. Nella sostanza c’è solo rumore ad animare le negoziazioni.
La Fed continua a sostenere che i fondamentali dell’economia risultano solidi, pubblicizzando il livello della disoccupazione ufficiale ai minimi storici, l’andamento del GDP positivo, evitando di mettere a fuoco l’andamento decrescente dei sondaggi d’opinione relativi agli indicatori di fiducia PMI.
Il panel degli intervistati, la cui copertura globale conta oltre 26000 managers, riporta da oltre 18 mesi un perdita progressiva di momentum nelle risposte ottenute in merito alla visibilità sulla crescita attesa.
Tra tutte le macro aree l’Eurozona evidenzia un rallentamento più acuto. Da inizio anno l’indicatore quota sotto 50 punti( area stagnazione/recessione), spinto principalmente dal rallentamento del motore tedesco ed italiano.
Questi indicatori, più di altri, riportano la mappatura delle reali condizioni economiche in quanto probabilmente meno condizionati (rispetto ad altri) da effetti di maquillage tecnici nella loro costruzione.
Sono quindi molto seguiti dalla banche centrali e quindi considerati nelle loro implicazioni prospettiche. Di conseguenza appare molto probabile che le stesse rimettano mano alla loro linea di policy ritornando ad esprimere un orientamento stimolativo in ossequio al loro andamento. E’ solo questione di tempo.
Ciò che in ogni caso appare oggi inequivocabile è che la distanza tra i tassi USA e quelli dell’Eurozona rimarrà per un lungo periodo ancora ampia, sebbene nel nostro Outlook consideriamo una convergenza per obbiettivi di breve stimati a 200 bp.
Questa view porta con se due implicazioni: a) è già iniziata la fase di allentamento monetario da parte della FED; b) l’inversione della curva USA è destinata a consolidare l’attesa per un ulteriore rallentamento della crescita americana.
In buona sostanza si è completato il ciclo di crescita avviato nel 2009 ed ora ci apprestiamo ad entrare in una fase più complessa ed articolata nelle vicende economiche di ogni singola faglia economica del mondo. In questo quadro pensiamo che nel lungo periodo 12/24 mesi i rendimenti sul 10 anni US possano scivolare verso 1.70 (b/t), 1% (m/t), 0.30% (L/T). Se fate le debite differenze con la conversione dello spread in direzione di un possibile target a 130 bp nel lungo periodo ottenete la nostra view sui rendimenti (benchmark) a 10 anni per l’Eurozona!