SI SCONTAVA IL REMAIN, VINCE BREXIT!
Si scontava il remain vince Brexit! I mercati si fanno cogliere dal lato sbagliato attivando le leve della volatilità per ristabilire nuovi equilibri. In realtà i principali listini, in primis quelli europei, erano già inseriti in un quadro riflessivo. L’attesa per una vittoria del remain aveva aperto una finestra positiva dissoltasi all’esito del referendum. Le conseguenze immediate vanno lette nella continuazione di un trend negativo che, al netto degli interventi delle banche centrali, dovrebbe spingere i prezzi a violare i minimi di febbraio ed aprire la via per ulteriori vendite. In questo scenario gli investitori cercheranno rifugio sugli strumenti che avevamo segnalato nei giorni scorsi: dollaro, yen, oro, Treasury americani.
Segnali di avversione al rischio erano già presenti sui rendimenti del 10 anni USA: i valori scambiati sotto 1.60% confermano dal nostro punto di vista spinte in direzione di 1.30 ed 1%. La Fed non aumenterà i tassi nel corso dei prossimi 12/18 mesi offrendo in tal modo supporto all’oro. I prezzi del metallo continueranno pertanto a salire in direzione dei 1400 e successivamente 1500 usd/oz (m/t).
Benchè la moneta americana non potrà godere del supporto dato da una politica monetaria restrittiva, beneficerà di due condizioni significative: fly to quality e soprattutto moneta rifugio in un quadro valutario fortemente incrinato dalla debolezza della sterlina e dalle incertezze innescate dall’esito del referendum sul versante europeo. Sempre al netto del sostegno delle banche centrali gli investitori si chiederanno se l’euro ha ancora un futuro, quantomeno metteranno in discussione la sua irreversibilità.
Le banche centrali lavoreranno molto per non dare riferimenti al mercato in tal senso. Sinora tutte le situazioni macro che in qualche misura minavano la tenuta dell’euro, sono state affrontate con sostegni alla moneta proprio per evitare danni d’immagine (vedi Grecia). Ai nostri followers abbiamo segnalato da tempo che l’attuale fase in cui gli scambi fluttuano tra 1,06 ed 1,16 risulta temporanea e propedeutica ad un ulteriore rafforzamento del dollaro.
Per quanto riguarda il nostro mercato pensiamo che il nodo principale passi attraverso gli equilibri dello spread. Da mesi facciamo notare quanto sia significativa l’area 150 bp. Essa rappresenta una linea che non deve essere assolutamente valicata per non innescare ulteriori criticità sul comparto finanziario. Noi sappiamo quanto il nostro listino sia sbilanciato su tale settore, per cui un rialzo oltre tale soglia si rifletterebbe in modo negativo sulle quotazioni tuttora appesantite dalla questione legata alle sofferenze presenti nei conti delle banche. Temiamo che in assenza di una soluzione radicale del problema, il nostro listino possa flettere ulteriormente. In un worst case scenario consideriamo per i portafogli rischi potenziali valorizzati ai minimi del 2012.
Rileviamo anche la prevedibile caduta dello Standard & Poor 500 sotto area 2030: qualora la seduta odierna dovesse confermare anche in chiusura questo impatto, non escludiamo che possano aprirsi nuovi vuoti d’aria anche per Wall Street, unico listino che era riuscito ad evitare i danni di una fase riflessiva che sta governando i mercati di mezzo mondo.