25 APRILE GIORNO DELLA LIBERAZIONE
Per metafora ci stiamo liberando anche del range 1.15-1.12 che il rapporto di cambio euro dollaro ha coperto nel corso degli ultimi sei mesi. Si apre quindi un potenziale nuovo percorso per le contrattazioni che dovrebbe favorire la divisa USA. A partire dal mese di marzo dello scorso anno abbiamo sostenuto la tesi di un ritorno di forza del dollaro nei confronti dell’euro. La resistenza giocata su più piani dalla moneta europea si è rivelata in diversi momenti in forte contrasto con questa aspettativa. La maggioranza degli uffici studi di molte banche sosteneva allora (gennaio-marzo 2018) ipotesi contrarie, diametralmente opposte, molte delle quali orientate in termini di tendenza a prevedere un cambio in area 1,30/1.35 eur usd.
Molti di questi uffici studi hanno confermato la medesima impostazione positiva sull’euro anche per il 2019.
Le ragioni per cui invece il dollaro si è rafforzato spingendo i valori verso i target allineati alle nostre stime, risiedono su più fattori, due dei quali risultano più premianti: differenziale tassi e differenziale di crescita economica.
Domani l’agenzia governativa americana, Bureau of Economic Analysis, pubblicherà il dato in prima lettura (ne sono previste altre due in revisione successive) del GDP . L’attesa accredita al primo trimestre di questo difficile 2019 al 2.2%. Come abbiamo scritto agli inizi della settimana il modello GDP Now stima invece sulla base di un algoritmo strutturato su una serie di indicatori macro, una crescita al 2.8%. Qualora il dato dovesse confermare valori all’interno della forchetta attesa, ci troveremmo di fronte ad una velocità di sviluppo del prodotto interno lordo USA quasi il triplo di quella europea.
L’attrazione esercitata dai rendimenti sui depositi e bond denominati in dollari sta drenando liquidità a livello globale. Ciò contribuisce per molti operatori a controllare il loro rischio di cambio su liabilities dollar based.
Il Dollar Index dovrebbe testare a breve quota 99.50 dove attendiamo l’apertura di una pausa di consolidamento dei recenti guadagni. La nostra visione rimane comunque sempre orientata a verificare una crescita del dollaro anche in un orizzonte più ampio, così come riportato nell’ Outlook 2019.