RIPRESA ECONOMICA: LA FED CERTIFICA IL RITORNO DELLA CRESCITA +6,5% nel 2021.
Ciò detto, la Federal Reserve ha lasciato la politica monetaria invariata e continua a segnalare che il primo rialzo dei tassi non avverrà fino alla fine 2023. Tuttavia, le previsioni indicano una prospettiva di crescita più positiva in un quadro in cui i mercati percepiscono che a fronte di un outlook in netto miglioramento accompagnato da un recupero dell’occupazione che porterà il tasso di disoccupazione al 4,5% prima o poi si materializzerà una riduzione del QE ed un successivo aumento dei tassi nell’estate 2023.
Nel comunicato rilasciato dopo il meeting la Fed lascia invariato il costo del denaro: 0-0,25% da marzo 2020 il riferimento sui Fed fund.
Per la crescita Usa l’istituto centrale proietta 6,5% quest’anno e 3,3% il prossimo, valori da confrontare rispettivamente con 4,2% e 3,2% delle stime di dicembre. Marcata revisione al rialzo anche per la previsione sull’inflazione 2021, corretta da 1,8% a 2,4%.
Le stime dei singoli banchieri centrali sul futuro andamento dei tassi rilevate con il diagramma -DOT- non fanno presagire un prossimo ritocco dei tassi né novità di politica monetaria. Secondo la mediana l’attesa è di tassi fermi per tutto il 2021, il 2022 e il 2023.
Jerome Powell osservava al termine del Fomc che l’orientamento di politica monetaria resta molto accomodante “mentre la ripresa prende slancio”. Prematuro quindi un ‘tapering’ mediante una graduale riduzione degli acquisti di asset.
I diagrammi a punti DOT segnala un potenziale aumento dei tassi a partire dalla fine del 2023
Nonostante le proiezioni più ottimistiche del FOMC, l’importantissimo diagramma a punti mostra cambiamenti modesti, la previsione mediana sgnala stabilità del consensus all’interno del Board sino alla fine del 2023. 7 membri del FOMC su 18 ora prevedono un aumento del tasso entro la fine del 2023, tre mesi fa la distribuzione misurava 5 su 17. Ora abbiamo anche 4 membri che intendono aumentare i tassi nel 2022 rispetto 1 a dicembre. Ancora una volta nessuno prevede un aumento dei tassi quest’anno, mentre l’obiettivo di lungo periodo per il tasso sui Fed funds rimane al 2,5%.
Nessuna sorpresa quindi. Del resto qualora si fosse rivista la proiezione della mediana al rialzo prima della fine del 2023 avrebbe nuociuto alla linea ufficiale della Fed. Segnalare una mossa precedente avrebbe irretito ulteriormente il mercato obbligazionario spingendo i rendimenti significativamente più in alto proprio nel momento in cui il presidente Jerome Powell esprime le sue preoccupazioni per le “condizioni disordinate nei mercati ed un inasprimento persistente delle condizioni finanziarie che minacciano il raggiungimento dei nostri obiettivi”.
REAZIONI DEL MERCATO FOREX
L’annuncio dell’esito del meeting ha spinto l’eur usd sui precedenti massimi fissati in area 1,1980 lasciando intravvedere una reazione di modo e per il momento non sostanziale.
Questa mattina i valori sono nuovamente ripiegati verso la mediana del range di oscillazione dell’ultima settimana.
Il nostro team ha maturato la seguente convinzione: in primo luogo pensiamo che il mercato stia aumentando la consapevolezza che la revisione in positivo dell’outlook sia qui per rimanere e trovare in futuro ulteriori conferme. Ciò porterà ad una pausa temporanea di consolidamento degli scambi tra 1,21 ed 1,19. Questa finestra risulterà interlocutoria e propedeutica ad un ulteriore apprezzamento del dollaro. Tuttavia per rilevare ulteriori progressi il dollaro dovrà dimostrare di guadagnarsi ancora la fiducia di quanti continuano a vedere un rialzo dell’euro contenendo la distribuzione dei prezzi sotto area 1,2150.