QE to eternity … semplicemente porte aperte al QE perenne?
Sono molte le interpretazioni che si possono sviluppare in merito alla decisioni del Board della BCE di ieri. 20 miliardi di acquisti mensili senza definire una scadenza temporale al piano lascia qualche dubbio sull’applicazione del programma in merito alla quantità della carta disponibile sulla base del regolamento che impone limiti di acquisto sulle emissioni governative.
Diversi calcoli proiettano l’orizzonte temporale relativo al cap definito delle attuali regole d’ingaggio a non oltre i 12 mesi. In altre parole si ritiene che il limite del 50% acquistabile sulle emissioni (per esempio) della Germania possa essere raggiunto in tempi brevi.
La cronaca di ieri, dopo il nostro post sugli effetti dell’annuncio, è proseguita con il prontissimo tweet di D Trump in merito alla volontà della BCE di voler indebolire l’euro ai danni dell’export USA. La denuncia del Presidente si è palesata esattamente prima che le negoziazioni violassero i minimi a 1.0930 eur usd. I tweet pubblicati da Trump per contestare l’eccessiva forza del dollaro, vengono emessi sempre in ordine a livelli tecnici significativi. Questo lascia intravvedere che dietro alle sue polemiche ci sia una regia consapevole dell’effetto prodotto dalle stesse, quantomeno voluto dalle stesse.
Trump con i suoi tweet ci dice che il dollaro forte danneggia l’economia USA, ma implicitamente ci dice anche che il dollaro rappresenta per i mercati la migliore allocazione dei flussi mondiali in cerca di parcheggio. Per il momento i suoi interventi rallentano l’apprezzamento del cambio. Il minimo di ieri annulla ancora una volta temporaneamente la prosecuzione dell’azione riflessiva dell’euro aprendo una nuova parentesi correttiva. In giornata il cambio punterà verso quota 1.1130 innescando qualora dovesse violare il livello la ricopertura degli short speculativi di breve presenti sul mercato. Ciò produrrebbe una reazione più articolata dell’eur usd in proiezione dei consigli delle altre banche centrali che si riuniranno la prossima settimana: Federal Reserve, Bank of England e Bank of Japan. Anche in questo caso sono attese decisioni di forte impatto.
Il processo decisionale monetario presso le banche centrali del mondo è guidato dalle preoccupazioni sulla salute dell’economia globale e in particolare sulla misura in cui le guerre commerciali danneggiano la crescita. Il PMI globale di JPMorgan, compilato da IHS Markit, è stato vicino ad un minimo di tre anni ad agosto, in un peggioramento del quadro commerciale, con le esportazioni di beni che sono scese al ritmo più rapido dalla fine del 2012.
I mercati obbligazionari reagiscono anch’essi dopo l’iniziale risposta positiva. I rendimenti correggono valore con un parziale apprezzamento dopo la pubblicazione del comunicato seguito alla conferenza stampa di Mario Draghi. IL 10 anni Italia dovrebbe riavvicinare la soglia 1.05%. Quelli azionari dimostrano invece pieno apprezzamento per le misure prese. L’indice Eurostoxx 50 si riporta in direzione dei massimi per collaudarne la tenuta o meno. Positive le banche che, nonostante le polemiche sull’ulteriore erosione di redditività generata dal nuovo QE, questa mattina guidano i rialzi dello Stoxx 600.