PORTAFOGLI IN BOND?
Può un battito d’ali di farfalla a New York scatenare un uragano a Francoforte?
Con gli inizi del 2018 il tratto lungo della curva dei rendimenti ha subito in generale l’atteso rialzo. Il 10 anni USA ha alzato il range di oscillazione da 2-2.60% nel 2017 a 2.60-3.3% nel 2008. Lo shift , piuttosto repentino, ha trovato i mercati impreparati. Benchè l’aspettativa fosse condivisa, il timing si è rivelato più veloce delle attese. Questa accelerazione verso quella che in molti definiscono normalità, ha obbligato gli asset managers ad un fine tuning dei portafogli ponderando sui multipli di mercato le valorizzazioni aggiornate dei rendimenti.
Il rialzo del 10 anni US ha spostato all’unisono tutti i rendimenti creando anche nel comparto obbligazionario vendite generalizzate. Hanno accusato il riassetto tutti i comparti con duration medie ed elevate. Le vendite hanno colpito i governativi ed i corporate, in particolare gli HiYield. Pure il comparto degli emergenti ha subito un ribilanciamento al ribasso mettendo in discussione in generale il riassetto dei portafogli nell’ambito di una visione non più accomodante dei tassi.
Il timore di un cambiamento del mood relativo alle linee di policy monetarie perseguite dalle banche centrali è diventato certezza. Si discute su quante saranno ile chiamate al rialzo dei Fed Funds quest’anno: tre o quattro! Qualcuno ipotizza anche cinque rialzi. La “forward guidance” della BCE potrebbe subire un cambiamento. I Bund a 5 anni non quotano più rendimenti negativi, il 10 anni potrebbe spingere sino a quota 1/1.10% entro la primavera.
Alla base di questa rimodulazione del rischio tasso vi è la maggior sensibilità verso le aspettative di crescita inflattiva. In Europa il consenso stima una spinta dell’inflazione verso l’1,8%.
In un quadro più cosciente del ritorno della crescita dei prezzi si sovrappone un tema che da mesi sta preoccupando il Direttorio della BCE e non solo, e che potrebbe rimettere in gioco nuovamente le stime poc’anzi esperite. Il dollaro debole rischia di rimettere in discussione queste quasi certezze. Il cambio, sulla spinta di mani interessate, ha rimesso in discussione gli equilibri valutari. In particolare rischia di esacerbare le relazioni tra Uem ed Usa nel caso in cui quota 1.25 non dovesse contenere ulteriori flessioni della moneta americana. Il break up oltre tale soglia aprirebbe infatti un range di osservazione la cui coda non esclude spinte dei prezzi oltre 1.30. Non abbiamo ancora prezzato sull’inflazione gli effetti di un cambio nuovamente forte, anche perché nel frattempo il rialzo dell’euro è maturato in parallelo al rialzo delle commodity, petrolio in testa ora in sensibile correzione.
Lo scenario si complica terribilmente per tutti coloro i quali devono orientare i propri portafogli, magari cercando un riparo dall’avversione verso i risky asset. Nel recente rialzo dei rendimenti, che ha innescato il mini crash sulle borse, hanno subito vendite anche i prodotti indicizzati all’inflazione. Cosa fare quindi in un quadro così complesso? Cash is the King. La liquidità rappresenta l’unico asset in grado di mettere nel breve termine al riparo dalla volatilità negativa. La diversificazione non riesce da sola a garantire nel breve una protezione dai rischi. In un orizzonte più ampio gli eccessi di negatività sui bond potranno offrire opportunità di acquisto tattiche. In questo caso il timing costituisce una leva gestionale importante, ma bisogna saperla praticare. Un’alternativa valida, se si accetta l’impatto che nelle fasi di cambiamento degli equilibri può cagionare perdite iniziali, è rappresentata da prodotti alternative, con deleghe ad asset manager capaci di modulare beta ed alfa dei portafogli.
Lo scenario verso cui ci dirigiamo non consente di assumere posizioni lunghe anche a contenuto obbligazionario con duration superiori ai 3 anni senza un adeguato controllo del rischio.
Il reversal a cui stiamo assistendo potrebbe rivelarsi sistemico. Le banche centrali tenteranno di contrastarlo ma la via del rialzo dei rendimenti sembra ormai un fatto concreto.
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