L’innalzamento delle pressioni diplomatiche sui tavoli in cui si discutono nuove regole per gli scambi commerciali spinge la Fed a considerare concretamente l’opzione per un ammorbidimento dei tassi. E’ quanto emerge dalle dichiarazioni rilasciate ieri da alcuni membri del FOMC e dal suo Presidente, J Powell.
Ne abbiamo già parlato diffusamente nei MARKET MOVER precedenti e nel nostro Outlook WB PERSPECTIVES.
I rendimenti sul 10 anni USA confermano che il mercato ritiene matura e possibile quindi tale opzione.
Il mondo produttivo avverte le tensioni provenienti dai tavoli diplomatici contribuendo a far salire il grado di preoccupazione verso il futuro prossimo. I dati PMI che in sintesi riproducono l’esito dei sondaggi che, con cadenza mensile rilevano il sentiment delle imprese, evidenziano un calo della fiducia globale riportando i valori degli indici in prossimità dei livelli fissati nel 2012.
Quando le imprese tendono ad inasprire i livelli di preoccupazione, i mercati finanziari entrano in una fase di più elevata incertezza. E’il momento in cui l’economia reale collide con quella di carta digitale. Entrano quindi in gioco le banche centrali chiamate in soccorso della situazione. La Fed cede alle pressioni della Casa Bianca e prepara il terreno per una riduzione dei tassi. Può farlo perché negli ultimi 24 mesi aveva alzato il loro livello portandolo al 2.25/50%.
L’Europa non può farlo, sono già negativi. Si dice quindi che la cassetta degli attrezzi della BCE sia priva di strumenti ulteriori per prevenire crisi.
Così sostengono molti osservatori. Non è del tutto vero. Non dobbiamo mai dimenticare che il Presidente della BCE, Mario Draghi, dispone di una capacità di persuadere i mercati tuttora elevata. E’ la ragione per cui le conferenze stampa della BCE sono più attese che quelle della Fed o di altre banche centrali.
Domani alle 14.30 la BCE aggiornerà il suo Outlook e fornirà i dettagli sul TLTRO. L’euro attenderà le parole di Draghi tra 1.1240-1.1270 contro dollaro. Il braccio armato delle policy monetarie tra Fed e BCE ci dirà se l’euro rimarrà ancora debole o se invece sarà la Fed a conquistare la debolezza del cambio per supportare il proprio export. I recenti dati sui nuovi ordini all’export rivelano un recupero del livello in Eurozona ed in Cina. Tali sondaggi sono stati effettuati in presenza di un cambio eur usd a 1,1150.
I mercati azionari avevano nelle precedenti settimane declinato al ribasso la perdita di fiducia delle imprese. L’ipotesi più concreta che la Fed possa ridurre i tassi sta respingendo l’indice di Wall Street, lo Standard & Poor 500, verso area 2850. Qualora gli investitori non ritenessero mature le condizioni per andare oltre tale soglia si rischia di scendere nuovamente verso i recenti minimi con implicazioni tecniche di grande attenzione.