Da Istat alle 10 la lettura definitiva del Pil nei tre mesi al 31 marzo da cui emerge ancora un rallentamento della crescita. L’attesa dello 0,2% si è tradotta in + 0,1%. Dopo la recessione tecnica del secondo semestre 2018, la prima stima pubblicata il 30 aprile ha messo in evidenza una ripresa di 0,2% su base trimestrale e 0,1% su base annua che gli analisti si attendevano conferma. In realtà come scriviamo su base trimestrale la crescita si è attestata allo 0.1%, su base annuale del -0,1%.
Alle 11 avremo il dato preliminare sull’inflazione di maggio, con attese sull’indice armonizzato ai parametri Ue pari a 0,2% su mese e 1% su anno dopo rispettivi 0,5% e 1,1% di aprile. Alle 12 la statistica sui prezzi alla produzione di aprile, che andranno confrontati con la variazione mensile nulla e la crescita di 2,9% viste in marzo.
Questa mattina anche i dati sulle vendite al dettaglio in Germania hanno evidenziato un andamento negativo su base mensile -2%.
Indubbiamente le rilevazioni macro unite al recente andamento delle borse rivelano un quadro di ritorno più marcato verso uno scenario recessivo.
la prossima settimana il Board della BCE ritornerà a riunirsi (giovedì) per il consueto meeting di politica monetaria. Ci attendiamo dettagli sulla prossima asta di liquidità TLTRO ed eventuali indicazioni su misure di stimolo per l’economia europea.
Il grafico mette in evidenza l’andamento dell’indice PMI (ampiamente sotto quota 50 – rallentamento economia) unito alla pressione deflattiva dell’indice sull’inflazione. Ci sono margini per interventi da parte della BCE in materia di sostegno monetario.
Nell’attesa i mercati azionari hanno intrapreso un percorso regressivo che dovrebbe sviluppare prevalenti vendite nel prossimo futuro. Ci attendiamo debolezza su tutti i principali indici di borsa occidentali. Lo Standard & Poor 500 ha violato l’area di equilibrio (instabile) presenta a quota 2800 e si appresta, come abbiamo scritto in WB Perspetives ancora a fine aprile, a scivolare verso 2650 nel breve. L’area target è molto importante sotto il profilo tecnico in quanto assume una valenza percettiva sui rischi di mercato estremamente significativa. La parallela discesa dei rendimenti sul 10 anni USA al 2% lo conferma. Le pressioni esercitate dal ribasso dei due indici potrebbe spingere la Fed ad annunciare anch’essa misure di stimolo a partire da una revisione più accomodante della policy monetaria.
Sul fronte del mercato forex gli operatori percepiscono un aumento del rischio. Lo yen assieme ad altre valute conferma il proprio ruolo di moneta rifugio. Nei confronti del dollaro ha guadagnato terreno violando quota 109 per puntare in direzione di area 107 usd jpy. Il rischio di cambio percepito in Europa invece, conferma la debolezza dell’euro contro tutti i principali tassi di cambio. Sarà importante verificare se l’attuale criticità delle borse possa tradursi in un potenziale ancoraggio di quest’ultimo alle monete rifugio come accaduto in passato. In assenza di tale conferma avremmo un ulteriore prova della debolezza in cui opera la divisa europea nei mercati internazionali. Il nostro modello continua a confermare le attese già indicate nell’Outlook 2019.