G20 OSAKA
Il dato finale del Pil del primo trimestre degli Stati Uniti ha confermato la crescita del 3,1% attesa dal mercato in linea con il dato preliminare pubblicato lo scorso mese.
La rilevazione riflette le revisioni al rialzo degli investimenti delle imprese, delle esportazioni e delle spese statali e locali. La miglior performance di tali componenti ha di fatto compensato le revisioni al ribasso delle spese per consumi. Si rileva inoltre un andamento più performante delle importazioni.
Anticipa l’apertura del G20 di Osaka, in Giappone, un articolo del ‘South China Morning Post’ in cui si riporta che Washington e Pechino hanno acconsentito di raggiungere una tregua nella disputa commerciale in vista dell’incontro tra i rispettivi presidenti previsto per sabato. Trump ha lasciato aperta la porta alla possibilità che un accordo possa essere raggiunto durante il G20, ma ha detto che imporrà nuovi dazi alla Cina se non si raggiungerà un accordo commerciale con il leader cinese Xi Jinping.
Il dollaro non ha beneficiato oltre le soglie indicate da noi agli inizi di settimana fermando il recupero sopra area 1.1350/30 eur usd. Movimenti più significativi sono attesi dopo il G20 e soprattutto dopo i dati sull’occupazione USA in calendario venerdì 5 luglio.
Non sono stati sufficienti, per il momento, le due dichiarazioni nell’ordine di J. B. Bullard (Governatore Fed S. Louis) e di J. Powell (Presidente FED) in merito al raffreddamento delle attese sul taglio dei tassi previsto e scontato dai mercati. I due governatori hanno sostanzialmente affermato che la FED rimane indipendente sulle scelte di linea monetaria per la quale non ravvedono al momento l’urgenza e la giustificazione per due tagli dei tassi.
Nel rapporto settimanale WB Perspectives avevamo avanzato l’ipotesi che la Fed non sarebbe intervenuta a luglio segnalando una potenziale reazione del 10 anni US dal 2% (nostro target di coda per la prima parte del 2019) verso un 2,4%.
Di converso abbiamo avuto la pubblicazione su toni minori di ulteriori dati in rallentamento delle condizioni del clima di fiducia nell’economia dell’eurozona. Il dato è sceso a giugno al minimo degli ultimi tre anni. L’indicazione probabilmente rafforza la posizione di chi, nella Bce, è favorevole a un nuovo allentamento monetario se l’inflazione dell’area non dovesse riprendere quota come sembra. Il principale indicatore di fiducia economica è sceso a 103,3 punti a giugno da 105,2 di un mese prima ed è al minimo da agosto 2016.
Questa caduta è stata superiore alle attese e chiude un semestre in cui il dato è calato ogni mese tranne a maggio, confermando i segnali negativi sullo stato di salute del blocco dei 19 paesi, alle prese con una congiuntura debole e bassa inflazione, 1,2% a maggio decisamente sotto l’obiettivo del 2,0% della Bce.
Il maggiore calo di fiducia è stato registrato in Germania, la più grande economia dell’Eurozona, mentre l’Italia ha registrato la seconda più grande flessione alla pari con l’Olanda. La fiducia è scesa anche in Francia e in Spagna.
Il clima di fiducia nel settore industriale ha registrato il maggior calo in circa otto anni -5.7, eguagliato solo da un’analoga flessione in aprile, segnalando come il settore, trainato dalle esportazioni, soffra delle tensioni commerciali globali.
Anche la fiducia dei consumatori è diminuita, ma non ha influito sul sentiment nel settore del commercio al dettaglio, che invece è aumentato.
Il rapporto di cambio si presenta alle prime battute del G20 ancora sul primo potenziale trigger a 1.1350 eur usd in attesa di verificare quale grado di tensione potrà sortire dagli incontri USA Cina come segnalato nel rapporto WB Perspectives di inizio settimana.