BREXIT – I parlamentari britannici non hanno raggiunto la maggioranza su nessuno dei quattro piani alternativi all’accordo di divorzio della premier Theresa May, che potrebbe tornare ad essere votato in settimana. Se nulla cambia, Londra lascerà l’Ue senza un accordo il 12 aprile. A Bruxelles il negoziatore dell’Ue Michel Barnier partecipa a un dibattito sulla Brexit, Francois Villeroy de Galhau. consigliere della BCE, ha dichiarato che la BC ha già effettuato i preparativi per l’hard Brexit.
La’eur gbp continua nel frattempo ad oscillare nel consueto range esprimendo un’elevato grado di volatilità intraday.
Si percepisce comunque il desiderio da parte dei negoziatori UE che il Parlamento inglese trovi forti argomenti per giustificare la richiesta di un prolungamento delle trattative. Per argomenti forti pensiamo all’opzione di un secondo referendum in alternativa all’attuale accordo già proposto dall’UE.
La permanenza del cambio sotto area 0,87 eur gbp fa pensare che il mercato stia scontando ipotesi che escludano l’hard Brexit. Ieri prima dell’ennesimo voto le negoziazioni avevano fissato un minimo proprio sulla base del range che abbiamo messo a fuoco 0,8530 per chiudere a 0,8574.
Anche per oggi confermiamo l’area 0,867 – 0,8530.
Diversamente dal mercato Forex quello azionario rimane ancora impermeabile ai riflessi sul negoziato: l’indice FTSE 100 ha marginalmente perso in chiusura semplicemente per ragioni tecniche intraday. Riteniamo che l’indice confermerà la tendenza positiva dirigendo verso area 7450/7500 nel breve termine.
BCE – Atteso l’intervento del capo economista Peter Praet a Francoforte, all’indomani dei dati poco rosei del Pmi manifatturiero della zona euro che hanno confermato i timori per l’economia. I tassi impliciti iniziano a contemplare l’ipotesi di nuove misure espansive da parte della Bce per fine anno, con una chance pari al 10% di un ritocco all’ingiù di 10 centesimi nel mese di dicembre.
FED – Atteso a Toronto l’intervento del presidente della Fed Dallas Robert Kaplan, dopo i dati Usa che mostrano da una parte un calo congiunturale delle vendite al dettaglio a febbraio oltre le attese, dall’altra un rimbalzo dell’attività manifatturiera a marzo e un forte incremento della spesa per costruzioni a febbraio. La settimana scorsa Kaplan aveva detto di voler aspettare nuovi dati macro per decidere se la Fed debba fare aggiustamenti alla sua attuale politica.