Buongiorno,
nella giornata di ieri abbiamo assistito ad evoluzione dei mercati assai straordinaria. Lo Standard & poor ha aperto la seduta con una forte dose di negatività per chiuderla sul finale in positivo. Clamoroso. Si perché ieri in gioco c’era la tenuta di area 2600 ovvero i minimi segnati nel corso di tutto il 2018 a partire dal mese di febbraio. L’indice è stato scambiato su tali livelli a febbraio, marzo, aprile, ottobre avviando sempre nuove reazioni. La proiezione di tali minimi transitava in questi giorni in area 2620. Per i sistemi di trading computerizzato e per i trader l’area aveva assunto un ruolo significativo con valenze tecniche ed operative molto critiche. La violazione avrebbe (uso il condizionale) generato un segnale definitivo di certificazione dell’inversione di tendenza del ciclo espansivo avviato nel 2009.
Il recupero nella seconda parte della seduta del NYSE è stato a dir poco straordinario ma non del tutto imprevedibile se si mette nel conto l’ipotesi di un intervento del Plunge Protection Team. Questo gruppo operativo costituisce un organo di pronto intervento per evitare situazioni estreme. Il Tesoro e la Fed crearono nel 1987, verso la fine del secondo mandato Reagan un “gruppo di lavoro” che potesse intervenire sul mercato azionario per sostenerne i valori. Ogni volta che il mercato inizia a calare, il Team acquista futures S&P, fermando la caduta dello stesso.
Non è mai stata certificata la presenza di questo Team, tuttavia negli anni molti analisti hanno parlato dei loro interventi nei momenti di maggior criticità.
La chiusura di ieri frazionalmente positiva dopo un tuffo delle quotazioni a 2584 consente quantomeno di ipotizzare il loro intervento.
Ciò che rimane nel bilancio della seduta di ieri ed in quello delle ultime settimane rimane comunque il dato di una lunga lotta che il mercato sta affrontando per difendere una condizione che nel corso dei mesi, come abbiamo avuto modo di scrivere, è divenuta sempre più precaria. E tale rimane nonostante il potenziale intervento salvifico dello special Team.
Sempre ieri il Cancelliere May ha postergato le votazioni del parlamento sull’accordo Brexit. C’è molto caos nei mercati. Sembra che molti dei nodi accumulati durante il passato recente stiano venendo al pettine. In altre parole stiamo affrontando tutte le difficoltà rimandate. Cosa più grave in un momento in cui i dati economici tendono a segnalare un rallentamento dell’attività economica globale. In Europa questo passaggio risulta più complicato. Al rallentamento del ciclo si sovrappongono, e non casualmente, i dissensi politici. Mentre negli Usa gli indici azionari lottano con i confini che delimitano la sussistenza del ciclo rialzista avviato nel 2009, in Eurozona abbiamo già varcato tale soglia. I rendimenti sul tratto lungo della curva, come abbiamo avuto modo di allertare già nelle settimane precedenti, sono entrati in una condizione deflativa. L’eur sta difendendo quota 1,13/1.12, ma al netto delle reazioni rimane sempre li vicino al confine o meglio alla linea di spartiacque tra una tenuta di valore rispetto ad una nuova fase di debolezza che potrebbe questa volta preludere ad una serie di eventi significativi.
Viviamo tempi interessanti. Tra qualche mese ci saranno molte opportunità da cogliere. Quelle di oggi si chiamano ancora liquidità e dollari.