L’evoluzione congiunturale risulta sempre più dipendente dalla volatilità degli eventi geopolitici e geo economici. Il recente summit Brics+ in Sudafrica e G20 in India, stanno disegnando nuove linee di frattura e possibili accordi da comporre: ci si interroga se i desideri sulla definizione di una moneta alternativa al dollaro per gli scambi commerciali rimaranno sogni o programmi in lista d’attesa.
Il presidente russo, Vladimir Putin, in un intervento in video conferenza, ha affermato che “il processo con l’obiettivo irreversibile della de-dollarizzazione sta guadagnando slancio” senza indicare ciò nonostante alcun lavoro programmatico. Che il processo raggiunga i propri obiettivi o meno è importante osservare che sia la Federazione Russa che la Repubblica Popolare Cinese hanno accumulato grandi quantità di oro, in gran parte per diversificare le loro riserve valutarie nelle banche centrali, che altrimenti sarebbero state allocate in dollari o euro. Per molti anni nei mercati aurei era noto che i maggiori acquirenti di oro fisico fossero guidati dalle banche centrali di Cina e Russia. Quel che non risultava altrettanto chiaro era quanto profonda fosse la loro strategia al di là del creare semplicemente fiducia nelle loro valute in mezzo alle crescenti sanzioni economiche ed ai bellicosi proclami di guerra commerciale che venivano da Washington.
Cina e Russia, insieme probabilmente ai loro principali paesi partner commerciali nei BRICS, nonché ai paesi eurasiatici aderenti all’Organizzazione Cooperazione Shanghai (SCO), stanno progettando la creazione di un modello monetario alternativo alla centralità del dollaro. Al momento, oltre ai membri fondatori Cina e Russia, i membri dello SCO includono Kazakistan, Kirghizistan, Tagikistan, Uzbekistan e, più recentemente, India e Pakistan. L’Organizzazione riunisce 3 miliardi di persone, all’incirca il 42% dell’intera popolazione mondiale, riuniti in una cooperazione economica e politica, oltre il 25% del Pil mondiale. Nella strategia di rafforzamento della struttura fiduciaria della propria moneta, la la Federazione russa sta lavorando per istituire una borsa per le contrattazioni sull’oro alternativa al LBMA, London Bullion Market Association. Il processo, ancorché in itinere, per essere credibile dovrà raccogliere la fiducia dei mercati.
Sul grande capitolo della de-dollarizzazione ed eleggibilità di una moneta alternativa rimangono aperte molte incognite. Abbiamo dedicato alcuni studi in materia (sintesi).
Non vi sono ancora prove concrete che il ruolo della divisa americana sia sulla via del declino strutturale, benché negli ultimi vent’anni la sua ponderazione nelle riserve valutarie detenute dalle banche centrali sia diminuita. Indubbiamente le sfide, derivanti sia dall’economia che dalla geopolitica, hanno un ruolo di prim’ordine anche per gli Stati Uniti. Nella storia economica contemporanea vi è il precedente della sterlina che perse il suo ruolo centrale a ridosso della prima Guerra Mondiale, con la crisi del Gold Standard, a tutto vantaggio della crescente forza economica e politica degli Stati Uniti e del dollaro.
Nemmeno l’euro è riuscito a competere pienamente con il dollaro nonostante il ruolo di un’economia avanzata di elevato standing.
Nella conferenza che si terrà al Polo Universitario di Pordenone promosso dalla Facoltà di Banca e Finanza, Wlademir Biasia traccerà le linee verso cui il progetto sta dirigendo approfondendo gli impatti sui mercati e sugli equilibri valutari.