Le intense trattative che si stanno intrecciando in vista del Consiglio europeo per l’approvazione del Recovery Fund mettono in evidenza al di là delle distorsioni che emergono sul tema la volontà di Angela Merkel di portare alla luce il progetto.
Certo, ci sono ancora molte questioni aperte e alcuni osservatori hanno messo in dubbio la fattibilità di qualsiasi accordo. I leader europei hanno già fatto molta strada su alcune questioni molto delicate. Il fatto che ora vi sia un ampio consenso sul sostegno ai paesi più colpiti dalla crisi e che dovrebbero esserci prestiti europei costituisce ormai un percorso senza il quale verrebbero a mancare gli elementi di sussidiarietà all’interno dell’Unione europea.
Per questa ragione nel meeting del fine settimana ci aspettiamo un un segnale concreto che possa produrre le basi per un accordo politico sui principi guida per la costituzione del Recovery Fund. L’approvazione finale potrebbe richiedere altri cicli di negoziazione come ormai ventilato da alcuni leader. Si dovrà inoltre discutere sul bilancio europeo.
Quali sono i punti di resistenza e di rottura sul tavolo questo fine settimana?
Il piano proposto in origine dalla Commissione europea per un fondo di recupero di 750 miliardi di euro è stato in qualche modo modificato dal Consiglio europeo, ma nel complesso la proposta, che è ora in fase di negoziazione, è approssimativamente simile al piano della Commissione.
I principali oppositori del piano sono Paesi Bassi, Danimarca, Svezia e Austria (quattro frugali) allineati su una posizione basata sull’introduzione di forti condizionali sull’utilizzo delle risorse. In origina, la proposta franco-tedesca prevedeva solo un fondo di sovvenzioni di € 500 miliardi. Gli incontri bilaterali che si sono susseguiti nelle ultime due settimane vertono proprio su tutte queste specificità: dimensioni, condizionalità, sovvenzioni rispetto ai prestiti e controllo sull’erogazione.
I temi in discussione
• Dimensione: i cosiddetti frugali chiedono che il fondo sia meno ampio di quello che è attualmente sul tavolo. Nessun importo è stato specificato nella controproposta dei Frugal Four, ma considerano infondato l’importo di 750 miliardi di euro. Francia e Germania avevano presentato un fondo di 500 miliardi di euro. Un possibile compromesso potrebbe aggirarsi intorno ai 600 miliardi di euro con un mix di sovvenzioni e prestiti.
• Processo di erogazione: secondo la proposta del Consiglio europeo, ogni erogazione dovrebbe richiedere un voto a maggioranza qualificata. La Commissione europea aveva proposto un voto a maggioranza qualificata per erogare i finanziamenti, mentre i Frugal Four vorrebbero l’unanimità.
• Condizionalità: al momento il nodo più complesso da sciogliere. L’attuale proposta del Consiglio suggerisce una valutazione dei piani d’impiego dei fondi in base alla coerenza con le raccomandazioni specifiche, transizione digitale, green e creazione di posti di lavoro. Gli oppositori vorrebbero vedere piani di riforma simili alle linee del funzionamento della troika durante la crisi dell’euro. Un possibile compromesso potrebbe essere un modello in cui l’erogazione del fondo inizia con sovvenzioni per mantenere la velocità di erogazione e revisioni annuali, determinando un mix tra sovvenzioni e prestiti in base alle condizionalità imposte.
• Sovvenzioni contro prestiti: . i Frugal Four, come noto, propongono un piano basato esclusivamente sui prestiti in opposizione alle sovvenzioni salvo l’introduzione di condizioni rigorose. Tale opzione potrebbe offrire uno spazio negoziale per raggiungere un compromesso.
In tutto ciò Angela Merkel continua a sostenere che significativi cambiamenti del piano originario perderebbero il senso politico dell’accordo sul Recovery Fund.
IN ATTESA DEL RECOVERY FUND
La partita si presente difficile al punto che il mercato attende un negoziato i cui esiti dovrebbero condurre forti compromessi.
I mercati stanno scontando una versione più vicina al piano proposto in origine da Francia e Germania. L’eur usd ha recentemente violato la fascia 1,1365/1,14 e sta tentando di costruire un ulteriore gamba di rialzo che dovremmo leggere con una certa apprensione. Il mercato secondario dei titoli di stato sconta anch’esso un certo successo nei negoziati. tuttavia essi considerano che la BCE, il cui meeting è appena iniziato, non abbia altre carte che sostenere i paesi periferici.
Sull’apprezzamento dell’euro dobbiamo ricordarci che un ulteriore rialzo del cambio nei confronti del dollaro potrebbe creare problemi sul piano della competitività verso le aree extraeuropee. Sappiamo che l’Italia ed in buona parte anche Germania ed altri paesi basano il loro modello di crescita sull’export verso Usa, UK, primi partner commerciali, Cina ed in misura minore Giappone.
Il precedente ciclo espansivo dell’euro maturato dopo le elezioni francesi di Macron aveva spinto il cambio verso area 1,20/1,25 contro dollaro. Da allora ( fine 2017 ) i dati di consensus, rilevati sul comparto manifatturiero, hanno iniziato a flettere completando il loro ciclo riflessivo con la pandemia.
Made in Italy tra export e consumi interni
In particolare l’Italia rischia di soffrire più di altri nel caso in cui si dovesse deteriorare la spinta dell’export. La politica fiscale strutturalmente restrittiva non lascia molto spazio alla crescita dei consumi interni. Come accaduto in passato l’unica significativa leva per la crescita del Pil è data dalle esportazioni, in particolare quelle extra Ue.
WB ANALYTICS: EXPORT MADE IN ITALY

