Da diverse settimane ci si interroga su quale sia la prognosi stabilita dalla Federal Reserve in merito all’emergenza monetaria a cui stiamo assistendo in questi giorni.
Prima ancora della prognosi vorremmo conoscere la diagnosi dello stato di salute del mercato interbancario. L’assenza di formulazioni sulle condizioni ambientali in presenza di aste viste soltanto nel 2008, ci lascia perplessi e con un’unica plausibile risposta. Secondo Bloomberg le banche sono bloccate con oltre $ 2 miliardi di prestiti in dollari mentre gli investitori riducono il rischio nei mercati del credito. Quindi si presentano i relativi titoli alle aste della Federal Reserve per ottenere liquidità. Questa potrebbe essere la ragione del nuovo diluvio di liquidità che sta inondando i mercati. La prognosi è stata comunque estesa sino a gennaio, mentre il Qe della Federal Reserve dovrebbe durare sino a metà del prossimo anno. In tutto più di 100 miliardi al giorno a cui sommare il QE e le Term auction facility.
I mercati affrontano tale emergenza senza alcun movimento di coda. L’elettrocardiogramma della volatilità continua ad rimanere nella norma.
Ieri, nella conferenza che ho tenuto in Borsa Italiana al Tol Expo, come pure nell’intervista rilasciata alla Fonti TV ho descritto per il periodo contingente uno scenario che rimane ancora posizionato su strutture tendenziali positive. Nella tavola rotonda a cui ho successivamente partecipato, i miei colleghi analisti hanno più o meno espresso il medesimo Outlook. Tutti i principali indici azionari relativi ai mercati occidentali quotano sui massimi che si sono formati in più occasioni a partire dal 2015. Ieri sera lo Standard & Pooor 500 ha superato di misura la soglia dei 3005, livello che, nei nostri report WB Perspectives, abbiamo indicato come punto da by passare per consegnare ai mercati un nuovo segnale di positività.
Viviamo tutti questo passaggio: da un lato meravigliati della distonia tra l’andamento dei mercati finanziari e l’andamento della congiuntura. dall’altro riteniamo che comunque sia questa reazione alla prognosi della Federal Reserve eviti il peggio, ovvero eviti di produrre un aggiuntivo segnale di sfiducia che potrebbe nuocere gravemente al sistema.
Stanno intervenendo sul mercato, oltre la Federal Reserve, la PboC con iniezioni one shot ripetute nell’ordine di quasi 500 miliardi. La Bce si prepara a riattivare il QE. Ieri, nell’ultima conferenza stampa, il Governatore Draghi ha lasciato intendere che la Banca Centrale possa ridurre ulteriormente i tassi.
L’azione attiva delle banche centrali trasmette al mercato la garanzia di un prestatore attento a non farsi sfuggire la situazione di mano.
Ancora ieri sono stati pubblicati da Markit gli indici aggiornati sul PMI.
Abbiamo analizzato la struttura della curva rilevando novità interessanti. L’indice Manufactoring PMI USA sta reagendo.

La reazione è incoraggiante soprattutto se analizzata nella struttura dei nuovi ordinativi cresciuta oltre le attese ed al ritmo più veloce dal mese di aprile. Gli ordini all’export sono saliti per la prima volta in quattro mesi. Infine le aspettative sul futuro, curva che analizza i dati di sentiment ad un anno, ritorna a crescere da quota 50.
Non possiamo esprimere lo stesso giudizio sull’Eurozona. Qui purtroppo la Germania continua ad emendare qualsiasi ipotesi di ottimismo. Il Manufacturing tedesco è sceso ulteriormente nel mese di ottobre. I Servizi hanno tenuto in un quadro di debolezza. Le attese ad un anno continuano a flettere in direzione di quota 50, mentre il manufacturing quota già sotto tale livello.


l’EURO USD, dopo la conferenza di Mario Draghi, è ritornato a flettere pur rimanendo all’interno del range che abbiamo assegnato all’Outlook di breve. Per il momento area 1.1175 rimane la quota di resistenza su cui mettere a fuoco eventuali segnali operativi sul breve termine. Per gli approfondimenti per il 2020 vi rimandiamo al nostro FX Outlook 2020.
