LA FED TAGLI I TASSI E DELUDE I MERCATI, DONALD TRUMP, MA NON IL DOLLARO
Onestamente non poteva fare di più la Fed ieri alla riunione del Fomc.
Un taglio di 50 bp l’avrebbe esposta a critiche infinite sulla perdita di indipendenza per eccesso di compiacimento alle richieste della Casa Bianca. Inoltre si sarebbe esposta alle pressioni- ricatto dei mercati. Infine avrebbe speso troppa credibilità.
Invece così ha salvato un po la faccia assecondando solo in parte le pressioni politiche, soddisfacendo l’attesa prevalentemente concentrata su un taglio di 25 bp, ma soprattutto ha conservato ulteriori cartucce da mettere in canna nel caso in cui i mercati dovessero girarsi nuovamente in negativo.
Il dollaro ha capitalizzato in pieno la decisione violando contro euro la soglia 1,11 avvicinando il primo dei due target annunciati lo scorso anno nel nostro l’Outlook 2019 a 1,10.
E’ così che abbiamo commentato questa mattina a LE FONTI TV con Emanuela Donghi gli esiti del grande round di banche centrali che si conclude oggi con la Bank of England.
Jerome Powell a margine della conferenza stampa ha dichiarato che il taglio dei tassi costituisce un aggiustamento di mid term del ciclo, facendo passare l’idea che si tratti di un taglio tattico e non strategico. In realtà il rallentamento del settore manifatturiero presente anche negli USA potrebbe spingere la Fed a tagliare ulteriormente i tassi in futuro. La curva delle probabilità rilevata dopo la decisione stima il 56% di possibilità che a settembre il Board possa ancora tagliare di altri 25 bp.
Il dollaro si è rafforzato avvicinando area 1,10 eur usd. Su questo movimento la Casa Bianca potrebbe decidere di inasprire ulteriormente le trattative diplomatiche per il riequilibrio della bilancia commerciale con Cina e soprattutto Europa. Il grande gioco delle banche centrali continua, si sposta ora al meeting di settembre della BCE. Sarà l’ultima occasione per Mario Draghi per prendere decisioni rilevanti. Vorrà lasciare il segno replicando al mai sopito whatever it takes? Se, come pensiamo, darà seguito alle linee già tracciate innescherà un inevitabile showdown riflessivo sulle dinamiche monetarie.
Ritornando all’attualità, i mercati azionari hanno accolto la notizia del taglio con inevitabile delusione. Stiamo scendendo verso la soglia 2950 di S&P 500 dove abbiamo collocato un primo livello di alert per la volatilità. Per essere precisi ieri durante la conferenza stampa l’indice S&P ha sfiorato tale livello, per chiudere ad un più equo 2980. Nelle prossime ore avremo la verifica sulla tenuta effettiva della soglia. L’esito positivo riporterà denaro sui mercati dando seguito all’opzione positiva delineata nell’ultimo aggiornamento di WB Perspectives a cui abbiamo vincolato proprio la tenuta della soglia indicata dopo la decisione della Fed.
Sul mercato delle commodity, la decisione di J.P. ha attivato prese di beneficio sull’oro: ci aspettiamo flessioni verso area 1370 usd/oz.
In attesa che il quadro delinei le proprie linee tattiche in risposta alla Federal Reserve, suggeriamo comunque di seguire i livelli di allerta fissati nel report. (per avere WB Perspectives)