Con il consiglio direttivo del Fomc di settembre la Federal Reserve ha avviato formalmente il ciclo ribassista dei tassi, annunciando un taglio di 50 bp ed impegnandosi su ulteriori tagli per altri 50 bp entro l’anno.
Si tratta di una decisione che impegna anche le altre banche centrali a seguire la linea per non disallineare il loro atteggiamento alla banca che ha il compito di modellare il ciclo monetario ed economico quantomeno nelle economie avanzate.
La sostanza delle decisioni prese apre un interrogativo sulle motivazioni per cui la Riserva Federale abbia assunto una posizione così radicale pur governando una congiuntura trainata da una crescita che viaggia ancora al 3% tendenziale ed un’inflazione non del tutto domata. Il dubbio ci porta a considerare che il Regulator abbia una ricognizione dei fondamentali diversa da quanto le varie agenzie riportano in merito ai dati macro economici. In altri termini la Fed teme, oltre le evidenze, che il ciclo stia frenando la corsa con una certa intensità.
L’altra ipotesi ruota attorno all’idea che la Fed voglia anticipare la fase di rallentamento, pilotando la regressione verso un soft landing per evitare di intervenire in ritardo e causare invece un hard landing.
Al di là del merito contano i fatti ed i benefici che questa linea potrà produrre anche in Europa. La BCE non ha più alibi per non agire con altrettanto carattere. Mentre ci interroghiamo sulle ragioni di un impegno così radicale, siamo tutti consapevoli che l’area che più necessita di sostegni è quella europea.
Qualora la BCE non cogliesse il testimone imprimendo alla propria linea decisionale l’urgenza di intervenire con maggiore convinzione sui tassi, rischierebbe di compromettere oltremodo la competitività delle esportazioni ed l’indispensabile sostegno alle imprese.
Nel rapporto WB PERSPECTIVE RATES che abbiamo pubblicato ad inizio settembre, avevamo già messo in evidenza la potenziale ampiezza del ciclo ribassista dei tassi. In realtà, le stime ed i target ribassisti sono gli stessi indicati nell’OUTLOOK 20/24. In parte il mercato ha già verificato i primi obbiettivi, quelli intermedi rispetto al ciclo riflessivo, ora a maggior ragione ci sentiamo confidenti sulle previsioni indicate.
Fx Outlook: Il differenziale tassi influenzerà l’andamento del mercato dei cambi.
Nonostante nei giudizi siamo condizionati dall’andamento congiunturale, il mercato dei cambi tende a ponderare nelle proprie scelte operative con un peso maggiore i tassi sottostanti alle divise. Nel caso del rapporto principale, eur usd, il differenziale tra i benchmark di mercato, il 10 anni Treasury ed il 10 anni Bund, fluttua tra 200 e 150 bp. La recente convergenza verso 150 punti ha in effetti determinato una flessione del dollaro che dalla mediana delle quotazioni 1,0850 ha spinto l’eur usd verso area 1,12, ovvero verso quello che consideriamo il cap del range che domina le negoziazioni da oltre 18 mesi a questa parte.
I mercati quindi più che considerare l’andamento economico ed il differenziale di crescita tra le due aree, considera il delta tassi. Le proiezioni stimate dal modello della Fed di Atlanta, che calcola in tempo reale l’andamento del GDP USA, segnalano per il trimestre in corso nell’ultima rilevazione una crescita positiva del 3% (grafico sulla dx), contro una performance decisamente frazionale dell’Eurozona… continua a leggere FX Outlook di ottobre