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DATI, ANCORA DATI, LE BANCHE CENTRALI CONTINUANO A SEGUIRE E NON ANTICIPARE I DATI

“I tempi e il ritmo dei tagli dei tassi dipenderanno dai dati in arrivo, dalle prospettive in evoluzione e dall’equilibrio dei rischi” Jerome Powell a Jackson Hole.

“È giunto il momento che la politica si adegui. La direzione di marcia è chiara”. La dichiarazione replica ai verbali della riunione del FOMC di luglio, pubblicati lo scorso mercoledì, che affermavano che “la stragrande maggioranza – dei membri del FOMC – ha osservato che, se i dati continuassero ad arrivare più o meno come previsto, sarebbe probabilmente opportuno allentare la politica alla prossima riunione”.

L’attenzione torna quindi sui dati economici dopo il Simposio di Jackson Hole, a partire dai dati PCE core degli Stati Uniti relativi a luglio. Quest’ultimo segue le precedenti indicazioni fornite dal CPI, da cui emergeva un ulteriore allentamento delle pressioni inflazionistiche. Il rapporto PMI Flash Usa della scorsa settimana ha confermato la tendenza in atto, segnalando la discesa dei prezzi di vendita al minimo di sette mesi. Un trend inflativo in raffreddamento, unito ad un indebolimento dell’occupazione di agosto (secondo i dati PMI flash) dovrebbero confermare il primo taglio dei tassi da parte della Fed. L’incertezza riguardo all’entità del taglio di settembre rimane aperta. Tuttavia i segnali di condizioni di crescita ancora solide, sul fronte del comparto dei servizi, tendono a fornire, a nostro avviso, un grado di maggiore probabilità al taglio di 25 anziché 50 punti base.

Attualmente sono previsti dalla curva Fed Funds circa 33 bp di tagli per la riunione del FOMC del 18 settembre, 100 bp entro fine anno. Il mercato stima ulteriori tagli nel corso del prossimo anno.

Con un sentiment piuttosto condiviso sull’ulteriore raffreddamento dell’inflazione, il focus si sposta quindi sulle statistiche occupazionali, ovvero sulla gamba del manda Fed. Il baricentro del dato appare fissato a quota 100K nuovi occupati del settore NFP. soltanto pubblicazioni inferiori alimentano maggiori probabilità che il taglio sia di 50 bp.

Sul fronte dell’occupazione abbiamo peraltro un problema! La scorsa settimana il Bureau of Labor Statistics statunitense, ha comunicato di aver revisionato i medesimi dati per il periodo che va da aprile 2023 a marzo di quest’anno, con un errore di valutazione di 818k NFP superiore al dato effettivo. Si tratta della seconda più significativa revisione al ribasso da quando viene tracciata la serie storica, nel 2009 fu sempre in negativo di 824.000 unità. Ricalcolando le statistiche, l’effettivo numero di nuovi posti di lavoro creati nel periodo, sono stati rivisti drasticamente da 2,6 milioni a 1,782 milioni. Si tratta del dato che maggiormente influenza le decisioni della Federal Reserve.

Anche in Eurozona sono attesi i dati preliminari sull’inflazione di agosto. In virtù del mandato della BCE, focalizzato sul controllo dell’inflazione, ci aspettiamo che l’ulteriore raffreddamento possa incrementare le attese per un ulteriore taglio dei tassi a settembre. Anche in questo caso il PMI Flash di agosto per la Zona euro ha segnalato la diminuzione dei prezzi, in particolare nel settore dei servizi, confermata dall’indicatore dei prezzi input al minimo degli ultimi 40 mesi.

La curva dei tassi IRS e quella dei rendimenti sui bond governativi europea, nel corso delle ultime settimane si muovono in perfetta correlazione con quella statunitense, alimentando in tutte e due le aree valutarie un’attesa per i tagli a partire da settembre.

Come sta reagendo il mercato dopo Jackson Hole?

Durante le due settimane centrali di agosto il mercato ha operato guardando esclusivamente alla Fed ed a JH. Siamo passati da una stima delle probabilità sul taglio dei tassi a settembre di 50 bp pari al 90%, per scendere sotto al 30% e stabilizzare il dato all’attuale 35%, con un adeguamento delle probabilità a favore di 25 bp al 65%. C’è sta molta volatilità sui movimenti di coda dei Fed Funds. I riflessi di questa volatilità hanno impattato tutto in negativo sul dollaro che dopo il break up di 1,0950 è salito immediatamente in area 1,12 eur usd. Il movimento ha generato uno status di ipercomprato di euro che dovrebbe provocare prese di beneficio ed avviare nel breve un riequilibrio del cambio verso area 1,0950. Dal nostro punto di vista il segnale tecnico in grado di innescare tale correzione coincide con il breakout di area 1,11. Per verificare tale percorso bisognerà munirsi di un controllo paziente, verificando tutti i passaggi alla lettura dei prossimi dati significativi in calendario dal fine settimana sino venerdì 6 settembre.

DATI, ANCORA DATI, LE BANCHE CENTRALI CONTINUANO A SEGUIRE E NON ANTICIPARE I DATI
WB ANALYTICS: EUR USD ADVANCE CYCLE