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IN ATTESA DEI DATI SULL’OCCUPAZIONE USA

Settimana cruciale per gli equilibri macroeconomici globali, con una densità di dati ad elevata capacità informativa sotto i riflettori, utili per comprendere l’andamento futuro dei mercati e l’orientamento dei policy makers. Nello specifico i mercati si preparano a interpretare i segnali provenienti dal PMI, dagli indici dei prezzi al consumo UE e dalle statistiche sul lavoro USA, in un contesto di crescente pressione geopolitica e monetaria.

L’arringa all’ONU di Trump aumenta le incertezze geopolitiche

La settimana si apre con il discorso di Trump, reduce da forti dichiarazioni nella seduta ONU nella quale ha sferrato forti critiche all’organizzazione riguardo la gestione dei conflitti globali e su altre tematiche geopolitiche. Il suo discorso atteso stasera potrebbe fornire indicazioni sulle prossime politiche USA, come ulteriori indicazioni sulle revisioni dei recenti trattati commerciali.

Snodi macroeconomici globali: segnali misti da Europa e Stati Uniti

Il successivo snodo tecnico della settimana avverrà martedì con i dati PMI cinesi, che offriranno una lettura aggiornata sulla tenuta del comparto manifatturiero asiatico, in rallentamento da tre mesi consecutivi. Mentre in Europa gli occhi sono puntati sulla Germania: le vendite al dettaglio e la variazione della disoccupazione potrebbero confermare la fragilità della domanda interna, con gli analisti che prevedono una variazione di questo dato pari a zero, mentre l’IPC sarà scrutinato per cogliere eventuali segnali di disinflazione. In Italia l’IPP, precedentemente attestatosi a 1,6%, fornirà indicazioni sulle dinamiche dei costi, previste in aumento sulla base dei rilasci dei dati flash PMI Europei di settimana scorsa. Negli Stati Uniti, il dato JOLTS sui nuovi lavori è previsto in leggera diminuzione rispetto al mese precedente, di conseguenza un calo delle offerte del mercato lavorativo potrebbe rafforzare l’ipotesi di una Fed più accomodante.

Focus sul mercato del lavoro Statunitense e sull’inflazione Europea

Mercoledì sarà dominato da dati essenziali per l’economia Statunitense e sulle prospettive dell’inflazione Europea. L’indice IPC dell’Eurozona è atteso in lieve aumento, con la componente core ancora lievemente al di sopra degli obiettivi BCE (2%). Negli USA, la variazione dell’occupazione non agricola è prevista in lieve calo, se rispettata alimenterà le già sostenute attese per ulteriori tagli dei tassi della FED. Tale dato sarà accompagnato dalla rilevazioni PMI, le quali continuano a indicare una tenuta dell’economia alla luce delle stime flash rilasciate precedentemente e analizzate sul nostro sito; a tale parametro si aggiunge l’indice ISM dei direttori agli acquisti del settore manifatturiero, il quale in contrasto con l’analogo PMI, è atteso al di sotto di quota 50 segnalando ancora una debolezza debole nelle aspettative di crescita delle imprese americane. A maggior ragione sarà monitoreremo l’aggiornamento del GDPNow della Fed di Atlanta, che riporterà le stime in tempo reale sulla crescita del PIL USA per il terzo trimestre, attualmente prevista al 3,9%, confermando nonostante il dato ISM, una solida crescita del GDP. Il dato, qualora fosse confermato, potrebbe indebolire le acclamate ipotesi sulle riduzioni future dei tassi da parte della FED, tutt’ora attese con due tagli di 25bp nelle riunioni di ottobre e dicembre.

Venerdì sarà il giorno più significativo della settimana. In Europa verranno annunciati, i PMI servizi di Italia e Germania, insieme  all’indice composito dell’Eurozona, i quali sono tutti previsti al di sopra della soglia neutra di 50, a differenza dei parametri manifatturieri che a settembre ritornano a indebolirsi sotto quota 50.

Negli Stati Uniti il focus sarà sul mercato del lavoro: i dati sulle buste paga non agricole (NFP) sono attesi a 51000 contro i 22000 precedenti, mentre il costo orario medio del lavoro è previsto stabile allo 0,3%, il tasso di disoccupazione dovrebbe rimanere invariato al 4,3%. I dati comporranno un quadro decisivo per le attese di politica monetaria, come sopra indicato. In parallelo, l’indice PMI dei servizi e l’indicatore ISM non manifatturiero, previsti entrambi sopra il valore di 50, completeranno il quadro macroeconomico.

In sintesi, la settimana si preannuncia decisiva per ridefinire le attese sulla crescita e sull’occupazione, nonché sull’andamento dei tassi di interesse.

Le aziende, impegnate in questa fase a definire i piani di sviluppo per il 2026, dovranno valutare con attenzione i dati in uscita per calibrare le strategie di pricing, budgeting e copertura valutaria. Il nostro team è già operativo per declinare scenari macroeconomici sugli obiettivi di ciascun impresa, con particolare attenzione ai flussi import/export, il pricing delle materie prime, per mappare i rischi e le opportunità a difesa dei margini operativi.

Quanto è solido il recupero del dollaro?

La scorsa settimana l’eur usd è sceso sotto quota 1,1725 confermando le attese indicate in precedenza nell’ultimo streaming INSIDE CENTRAL BANK. L’inizio di questa settimana tenderà a riportare i valori a verificare l’effettivo breakout per collaudare quanto sia solida la violazione del livello tecnico. Ulteriori eventuali recuperi del dollaro sono legati in particolare all’esito dei dati che il US Bureau of Labour Statistic pubblicherà venerdì per il mese di settembre. La recente revisioni al ribasso delle statistiche ha aperto la porta dei ribassi dei tassi che la Federal Reserve utilizzerà per altri tagli. Di conseguenza ogni dato relativo alla congiuntura sul lavoro piuttosto che sull’inflazione di segno negativo supporterà le già attese decisioni della Riserva Federale. Il mercato sconta già altri due tagli per le prossime riunioni da qui a fine anno. Tuttavia l’ampiezza della lettura può modificare il tono dell’intervento atteso. Eventuali ritorni del cambio verso i recenti minimi, area 1,1665 eur usd, contribuirebbero a prolungare l’estensione del recupero del dollaro.